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venerdì 11 luglio 2014

La nostra Sicilia. Una carrellata dai Borboni al crocettismo n. 6

La Storia dell'isola
La partecipazione siciliana al Risorgimento

Abbiamo tratteggiato come la politica borbonica intesa a far uscire l'isola dal regime baronale -vigente da secoli- si sia alienata in un solo colpo -seppure gradualmente- i favori dell'aristocrazia isolana, che da feudataria divenne latifondista, e delle masse contadine che nel passaggio dalle baronie al regime della proprietà privata perdettero, quasi ovunque, gli antichi usi civici.

Accanto a queste due classi sociali erano comunque attive nell'isola avanguardie politiche che coltivavano legami con gli altri stati italiani.
Questi collegamenti furono fortemente favoriti, sul piano intellettuale, da grandi figure come
-Michele Amari, storico ed arabista
-Francesco Ferrara, economista
e sul piano più strettamente politico da figure come
-Francesco Crispi, l'arbresh originario di Palazzo Adriano
-Giuseppe La Farina
-Rosolino Pilo.

Una volta fallito il tentativo  insurrezionale del 1848 e con la conseguente chiusura  politica e culturale portata avanti da Ferdinando II e poi da Francesco II, questi collegamenti si dimostrarono utili nelle successive vicende del 1860, quando la casa regnante borbonica non trovò più nell'isola alcun sostegno ed alcuna base sociale su cui reggersi.
Il ceto dei "civili", che era cresciuto grazie alle riforme borboniche, era diluito in tutti i comuni dell'isola ed in un certo senso viveva in osmosi con le esigenze delle masse contadine. 
A Contessa come abbiamo avuto possibilità di vedere furono i Lo Iacono ad assumere la guida del Comune dopo la soppressione della baronia dei Colonna; ma furono sempre costoro, i Lo Iacono, a guidare le rivendicazioni contadine perchè venissero riconosciuti gli "usi civici". Essi punteranno ad ingaggiare varie controversie giudiziarie contro gli antichi "gattopardi" in vista dell'assegnazione del 25% dell'estensione dei feudi del territorio al Comune, come prevedeva la legge borbonica. Controversie che dureranno fino alla conclusione della seconda guerra mondiale, senza che mai i tribunali abbiano condannato i successori dei "baroni" ai prescritti risarcimenti. 
Il parziale risarcimento ai contadini arriverà in un certo senso con la Riforma Agraria del 1952.

In questo contesto di isolamento, i Borboni nel 1860 non trovarono sufficienti sostegni nell'isola per sbarrare il passo alle truppe garibaldine.  I gattopardi, in generale, tennero un atteggiamento di indifferenza e quando apparve evidente la vittoria garibaldina entrarono  nell'operazione unitaria con intenti sia pure differenziati, ma sicuri che i travagli di trasformazione o di conservazione che fossero si sarebbero risolti in un contesto politico-istituzionale diverso e più ampio di quello dell'ormai stagnante regno borbonico.

E vedevano bene i gattopardi: anche in questo passaggio verso lo Stato unitario tutto sarebbe cambiato per mantenere sotto il profilo socio-economico tutto proprio come prima. 
Lo Stato unitario -pure esso-  guadagnò a sè i gattopardi e contrastò fino al 1952 le masse contadine.

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