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sabato 21 giugno 2014

La nostra Sicilia. Una carrellata dai Borboni al crocettismo n. 2

La Storia dell'isola
La Costituzione del 1812

Abbiamo tentato di delimitare il tempo e le circostanze entro cui il comportamento ipocrita delle classi dirigenti dell'isola inizia a caratterizzarsi col gattopardismo
A questa cultura -tuttora dominante- attingono ancora oggi i rappresentanti del popolo che occupano l'Assemblea Regionale Siciliana e non solo.

Ma proseguiamo nella nostra Storia.
Ferdinando nel 1812 promulgò, sulla spinta degli inglesi che erano presenti nell'isola per fronteggiare il dilagare delle armate napoleoniche su tutto il continente, una Costituzione che introduceva un regime rappresentativo bicamerale e decretò la fine del "feudalesimo". Questo decretò sul feudalesimo, per la verità, non comportò, a differenza che nel Regno di Napoli e come era -pure- avvenuto nello Stato Pontificio, la modifica sensibile  del regime di proprietà terriera nè incise sui rapporti di produzione nelle campagne, ma si limitò a eliminare tutti quei residui giurisdizionali dei baroni che il Caracciolo, il Tanucci e gli altri ministri illuministi dei governi borbonici non erano riusciti ad estirpare. In pratica a Contessa, per fare un esempio, tutto il territorio attuale (ettari 13.000) continuò ad essere proprietà degli eredi Cardona-Gioeni-Colonna. L'unica innovazione percui i "contessoti" si accorsero che il feudalesimo era stato dichiarato cessato fu che l'Università precedente (ossia l'organismo che curava la vita interna del paese) divenne "Comune di Contessa", che i giurati (ossia gli amministratori) non vennero più scelti dai Colonna (o dai loro governatori) ma divennero elettivi da parte del "ceto civile" locale. Ceto civile che a Contessa si identificava con i "Lo Iacono" e poche altre famiglie, la cui significanza proveniva dal fatto che al loro interno c'erano insegnanti, notai, sacerdoti, massari, piccoli enfiteuti dei tre feudi di Serradamo, Bagnitelle, Contesse. 
La rivoluzione in senso costituzionale-liberale a Contessa e nel resto dell'isola non fu quasi per nulla avvertita, infatti.

Questa fase storica è ancora caratterizzata dal Regno di Sicilia, quella istituzione sorta agli albori dell'anno mille, quando i Normanni liberarono l'isola dai mussulmani.
Dopo che Gioacchino Murat, cognato di Napoleone, fu sconfitto e Ferdinando torna a Napoli, la plurisecolare autonomia del regno di Sicilia inizia a decadere. Vedremo infatti che Ferdinando IV con i decreti emanati nel 1816 revocò la Costituzione del 1812 e unificò i due stati (Regno di Napoli e Regno di Sicilia) nell'unico regno delle "Due Sicilie", per il quale assunse il nuovo nome di Ferdinando I.

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