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martedì 17 dicembre 2013

Matteo Renzi. Pregi e difetti

Ma questo Renzi piace o no a chi di sinistra lo è stato e continuerà a starci ?
Vediamo come lo si vede dalla sponda sinistra del pensiero politico. E’ sicuramente  coraggioso, possiede la tempra del combattente, ha grande capacità di sfidare gli avversari interni (l’inconcludente nomenclatura post-comunista) e di attrarre consenso anche da parte di quelli esterni.
Punta  sulle cose da fare e questo è nuovo in un mondo di ideologi che hanno saputo guardare il peggio che l’umanità ha saputo esibire (da un Lenin ad uno Stalin, da un Mao ad altri tiranni), questo è positivo. Sa sfidare le convenzioni, sa ribellarsi ai dogmi del passato, che troppo hanno condizionato in Italia la sinistra comunista e post-comunista. In questo va dato merito al vecchio Psi che già dagli anni cinquanta queste cose, a sinistra, le  ha fatte senza dover attendere il secondo decennio del terzo millennio.
 Renzi sta indossando le vesti del nuovo Blair, ma anche di un altro suo predecessore che non intende certo nominare. Le sue ricette sul piano economico ricordano le intuizioni di Ichino e non di certo i paradigmi di Landini. Renzi non appartiene alla vecchia nomenclatura comunista e postcomunista e questo lo libera da ogni condizionamento. Non è reato aver fatto parte del Pci. Vi sono dirigenti ex comunisti come Macaluso, e non è il solo, diventati socialisti democratici che sanno dare lezioni ai socialisti del psi. Ma è difficile essere credibili nel dirigere un Partito democratico se si è stati parte integrante del cerchio dirigente del vecchio Pci, perché si finisce inevitabilmente per offrire argomenti, sia pur pretestuosi, alla polemica della parte opposta. Il comunismo piaccia o no è sempre, in ogni parte del mondo in cui è stato al governo, nemico della democrazia parlamentare.
(vedremo domani cosa di Renzi non convince chi da sempre socialista lo è stato)

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