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venerdì 20 dicembre 2013

L'Albania. Conoscere il paese da cui discendono gli arbëresh (n. 3)

Dal punto di vista cultural-religioso gli albanesi somigliano agli
arbëresh ?
No. Questa è una distinzione marcata. Gli arbëresh sono venuti in Italia per evitare di cadere sotto il dominio turco; non sappiamo (almeno a noi non è capitato alcuno studio socio-economico del XV secolo) se congiuntamente all'apprensione nei confronti di un nuovo dominatore straniero fosse abbinato un movente economico, di crisi del modo di produzione locale.
Fatto sta che oggi l'Albania è un paese a larga prevalenza mussulmana e ciò che colpisce è che fra i popoli balcanici l'unico gruppo etnico ad avere abbracciato la religione mussulmana è stato quello albanese e quello bosniaco. Greci, Serbi, Croati, Bulgari ed altri non hanno dato analoga massiccia adesione alla fede dei conquistatori.
Perché è accaduto ?
Alcuni ci rispondono: "perché il ceto sociale culturalmente dominante, dal clero ai gruppi dirigenti laici, è emigrato, è venuto in Italia".
Noi non abbiamo elementi per inoltrarci su questi sentieri. Se qualche lettore avesse punti di vista in proposito sarebbe il ben venuto nel Blog e gli saremmo grati.
 
Fino al XV secolo il paese era a forte caratterizzazione cristiana, ortodossa naturalmente. Nella zona costiera settentrionale da qualche tempo erano arrivati i veneziani ed avevano imposto vescovi e clero latino-romano.
Va detto che la fede mussulmana degli albanesi è assolutamente priva di settarismo, o peggio fondamentalismo. E se vogliamo essere più dettagliati possiamo asserire che gli oltre cinquant'anni di regime comunista del dopoguerra hanno anestetizzato il paese sul versante religioso; e non solo i mussulmani ma anche i cristiani.
Oggi è veramente facile dire che la religione prevalente in Albania è l'indifferenza, o se si vuole, il culto immaginario dei modelli di vita (l'apparenza) trasmessi dalle televisioni occidentali. Una religione inesistente quindi, perché i modelli delle telenovele di Canale5 o della Rai non rispecchiano nessuna realtà, se non la cerchia ristretta del mondo del privilegio. Non rispecchiano di certo l'Italia, o la Francia, o altri paesi.
I cristiani, in gran parte, sono tali sulla base della memoria lasciata loro dai nonni e/o dai genitori. Al crollo del comunismo erano rimasti in Albania non più di sei sacerdoti, per di più ottantenni e reclusi nelle carceri, per giunta.
Di quel circa 30 per cento di popolazione che si dice, per memoria degli avi, cristiana la maggior parte è ortodossa.
 
Per ricostruire le file del clero (inesistente) è stato inviato dal Patriarcato di Costantinopoli immediatamente dopo il crollo del regime un folto gruppo di sacerdoti greci; la cosa non è stata molto azzeccata. Gli Albanesi, come gli arbëresh, sono infatti molto orgogliosi, e soprattutto con Greci e Serbi non hanno una simpatia elevata.
Va comunque detto che il Primate elevato dal Patriarcato di Costantinopoli per l'Albania (Kisha Ortodokse Autoqefale e Shqipërisë è una figura di tutto rispetto, Anastas Janullatos, arcivescovo di Tirana, Durazzo e di tutta l'Albania (dal 1992), è personaggio di rilevanza internazionale per le sue precedenti missioni umanitarie in Africa e di riconosciuta carità.
La Chiesa Ortodossa d'Albania nella fase di ri-avvio ha fruito del sostegno delle comunità albanesi sparse nel mondo (Usa, soprattutto). Le chiese, ciò che di esse è rimasto sotto il regime comunista, sono state ripristinate in spirito comunitario e con apporto collettivo.
La Chiesa cattolica è presente massicciamente in tutta l'Albania con sacerdoti prevalentemente occidentali e congregazioni italiane (dai gesuiti alle suore basiliane di Santa Macrina, le suore che fino a qualche decennio fà avevano una casa pure a Contessa).
Sia cattolici che ortodossi oggi cominciano a contare su una discreta base di sacerdoti locali.
 

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