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martedì 17 dicembre 2013

Castello Calatamauro. La storia del territorio di Contessa che i contessioti non vogliono conoscere, se è vero che non arrivano a cento unità coloro che sono stati sulla cima della Rocca

Nel 2006 con finanziamenti comunitari sono stati eseguiti alcuni lavori di ricognizione e restauro nell'area di Castello Calatamauro, sulla cima della rocca. Da quella cima sia la Rocca di Entella che il Monastero di Santa Maria del Bosco di Calatamauro appaiono vicini, ad un grido di voce. Pure il mare di Sciacca fino a Marsala è piuttosto prossimo.
Il nostro territorio, quello di Contessa Entellina, sotto il profilo archeologico è più conosciuto per i ruderi dell'antica Entella che per il paesaggio storico che emerge dall'interessante Storia del Castello di Calatamauro.
D'altronde i nostri anziani contadini, e solo loro in quanto gli altri ceti sociali ignorano tutto del nostro territorio, conoscono più leggende e miti su Entella che sul Castello. Eppure le leggende fiorite attorno ad esso ci sono e vanno collocate nel contesto segnato dalle vicende storiche di quest'area di Sicilia.
Il cosiddetto restauro del Castello ha posto i ruderi del Castello in condizione di essere ammirati in pubblica fruizione. Anzi, se non andiamo errati, esiste una cooperativa che assicura le facilitazioni interpretative di quella "grande" Storia.
Nella sostanza i lavori del 2006, diretti dal notissimo -a Contessa- architetto Giuseppe Mantione e dal responsabile del Procedimento Enzo Ferrantelli, sono consistiti:
1) in una campagna di scavo archeologico tesa a riportare alla luce la pianta di base del Castello
2) nella rimozione degli strati di interro e di crollo
3) nel restauro delle strutture venute alla luce.
Ci proponiamo in prosieguo di rendere pubbliche sia le risultanze degli studi
finora condotti dal Servizio per i Beni Archeologici della Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Palermo e che quelli della Scuola Normale Superiore di Pisa.
Per la verità, pare, che ancora siano in corso di studio i reperti rinvenuti, utili per tracciare la cronologia dei fatti storici, e l'inquadramento generale del sito nel contesto delle vicende storiche della Sicilia Occidentale. Ma ciò che già è noto è già tanto.
Il Castello e ciò che di esso ancora oggi resta è arroccato sulla punta dell'altopiano roccioso che fa parte del massiccio di Genuardo e sovrasta la contrada Scirotta, la valle del corso del Senore ed è rivolto -dal versante interno dell'isola- come ad osservare  i monti che sovrastano Piana degli Albanesi.
Dalla cima della Roccia, nei giorni di sereno, si può vedere fino ad Erice e Castellamare.
Per accedere al castello  è ovvio che il percorso più che scosceso  è proprio ripido.
Gli studiosi assicurano che dal versante di Scirotta -ove ci deve essere stato l'accesso più praticabile- prima di iniziare la ripida salita ci si imbatteva in un insediamento abitato e lì sarebbero stati rinvenuti frammenti di ceramica a decorazione impressa ed incisa in forme geometriche ed altro materiale dell'età arcaica e classica, che sembrerebbero di importazione greca.
Sembrerebbe pure che un poco più giù del castello esistesse un muro di cinta che inglobasse sia l'insediamento che il castello.

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