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mercoledì 7 agosto 2013

Aspettando il nuovo Eparca (n. 22)

L'identità religiosa degli arbëresh 

Dalla seconda metà del Quattrocento, quando gli arbëresh iniziarono a raggiungere la Sicilia, e fino al 1580 -dal punto di vista religioso- essi avevano il loro gerarca-vescovo ad Agrigento, sede del metropolita per i fedeli in Italia.
Questi veniva nominato ed era posto sotto la giurisdizione della Chiesa autocefala di Ochrid (Macedonia), che -appunto- designava l'esarca generale per l’Italia.

Dopo che la Sublime Porta (il governo ottomano) ridusse nel 1566 l’importanza ecclesiastica della città macedone, il patriarcato di Costantinopoli decise di riassumere direttamente la responsabilità dei fedeli e dell’organizzazione ecclesiastica ortodossa in Italia.
L'Arcivescovo di Buenos Aires e Ordinario dei cattolici-bizantini,
Borgoglio in visita ad una parrocchia
(foto fattaci gentilmente pervenire da Angelo Melocchi)
Nel 1564 con il Breve Romanus Pontifex papa Pio IV interdiva in futuro l’esercizio di ogni ministero episcopale da parte della Chiesa ortodossa sul suolo italiano e considerava le comunità degli arbëresh come cattolici de facto e in qualità di fedeli di rito bizantino o, come si diceva allora “di rito greco”, li sottoponeva alla giurisdizione ordinaria del vescovo, naturalmente di rito romano, competente per territorio.
Contessa e Palazzo Adriano furono assegnati al vescovo latino di Agrigento, Mezzojuso al vescovo di Palermo e Piana dei Greci a quello di Monreale.
Pur conservando la propria tradizione liturgica e alcune consuetudini canoniche, come la possibilità per gli uomini sposati di accedere al diaconato e al presbiterato, quella che fino ad allora era stata una Chiesa con un proprio episcopato divenne un “rito” all’interno della Chiesa d’Occidente.

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