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lunedì 4 febbraio 2013

Montepaschi. L'inchiesta prosegue secondo uno schema di massimo garantismo: per la prima volta dal dopoguerra non esistono arresti-cautelari. Ormai siamo un paese civile ! ! !

La Procura di Siena interroga oggi l'ex presidente del Monte dei Paschi, Giuseppe Mussari, e poi mercoledì prossimo interrogherà l'ex direttore generale Antonio Vigni, entrambi fra gli indagati eccellenti di questa vicenda. Personaggi eccellenti, ma figli di nessuno. Pare che ai vertici del terzo istituto bancario li abbia posti Nessuno-Ulisse.
Il PD, beneficiario di ricchi corrispettivi annui in quota-tessera non lo riconosce più come suo e più di un dirigente di partito asserisce che era un amico di Tremonti.
Tremonti pur conoscendolo (come non potrebbe da ex ministro del Tesoro ?) fa il diavolo in quattro contro BankItalia, che fa la figura di un istituto colluso. Pierferdinando Casini fa il "garantista", come non potrebbe ? fino a pochi mesi fà il suocero faceva il Vice-presidente della fondazione. Garantisti sono ovviamente al pdl: L'avvocato Andrea Pisaneschi è stato membro del cda della banca senese per il partito di Berlusconi. Ed è diventato il numero uno di Antonveneta dopo l'acquisizione ora sotto inchiesta.
La maxi-tangente, se esiste, ha quindi coperture ben più ampie che quella dei 13 consiglieri pd, su sedici, del CdA.
La prossima settimana saranno sentiti - tra gli altri indagati -, anche gli ex revisori dei conti, l’ex presidente del collegio, e gli ex sindaci effettivi. Intanto proseguono le indagini della guardia di finanza su due filoni diversi e complementari: l'operazione per l'acquisto di Antonveneta e le operazioni sui cosiddetti “derivati”.
Le indagini delle Fiamme Gialle, secondo notizie di stampa, farebbero elevare a 40 milioni gli euro “scudati” all'estero da manager della banca.
Inoltre, gli investigatori starebbero esaminando anche alcuni conti correnti aperti allo Ior (la banca vaticana) e intestati a dirigenti della banca senese. Conti dove potrebbero esser transitato denaro a premio delle operazioni finanziarie finite sotto inchiesta. Su questo filone verrebbe contestato il reato di associazione per delinquere.
In generale, l'inchiesta, prende in esame a vario titolo le accuse di truffa, turbativa, ostacolo agli organi di vigilanza, false comunicazioni, aggiotaggio.
Ci sarebbero anche testimoni che gli inquirenti vogliono sentire nei prossimi giorni. Uno potrebbe essere Alessandro Daffina, un banchiere che per conto di Rothschild si occupò della trattativa tra Mps e Banco di Santander per la cessione di Antonveneta e che è gia stato sentito nei mesi scorsi una prima volta. Atteso anche l'esito della deposizione di un altro manager, Antonio Rizzo, ex funzionario della banca tedesca Dresdner. Rizzo, secondo indiscrezioni, potrebbe fare luce sulle operazioni sui derivati.
Intanto, in sede politica prosegue il dibattito su Mps. «Niente bavaglio alla stampa perchè in questo modo si torna al regime», dice Antonio Di Pietro esprimendo disaccordo con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, mentre Beppe Grillo parla del «più grande scandalo finanziario della storia della Repubblica».
«Il Monte dei Paschi è una Parmalat 2», chiosa. Per il leader della Lega Nord Roberto Maroni «l'interesse nazionale è di svelare i misteri. Ho criticato il presidente della Repubblica perchè è incredibile che si possa dire che serve il silenzio sulla vicenda Mps perchè così si salvaguarda l'interesse nazionale». Quanto a Bankitalia, Maroni pensa che «non abbia controllato. Penso che debba essere riformata: deve diventare un istituto veramente indipendente».
 

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