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giovedì 7 febbraio 2013

Autolesionismo nella peggiore tradizione della sinistra

SINISTRA ECOLOGIA E LIBERTA' - - - RIVOLUZIONE CIVILE
 
Tra le due forze ci sono numerosi obiettivi condivisi. A partire da quello di poter avere come interlocutore in Parlamento una forza a sinistra. E di non consegnare l'Italia a Berlusconi o Monti.
Li divide una tessera di partito, una scissione, la militanza in una piccola forza politica, quasi sempre fonte di settarismo. Eppure sfilano insieme nei cortei e nella libreria in salotto i rispettivi militanti hanno gli stessi libri. Hanno condiviso lotte, amori, botte, vittorie e delusioni, eppure sui social network si offendono ferocemente: sono fatti così i simpatizzanti di Sel e di Rivoluzione Civile.
Il senso del limite e l'autocritica sono banditi, come se, all'improvviso, non si riconoscessero più com-pagni (cum panis: colui con cui si divide il pane). Colpa anche dei loro leader che sui giornali e nei talk-show si accusano reciprocamente di inutilità, se non di collusione con l'avversario.
 
La polemica tra Sel e Rivoluzione Civile è segno di autolesionismo, come nella peggiore tradizione della sinistra. Pensare di conquistare voti denigrando le altre forze è sintomo di debolezza delle proprie ragioni.
L'obiettivo comune dovrebbe essere, piuttosto, la costruzione di una soggettività politica ampia e plurale, che vada assai al di là dei limiti dei due raggruppamenti - quotati attorno al 4% - e la messa in relazione di intelligenze, linguaggi e pratiche sociali.
A chi è avanti negli anni le loro divergenze ricordano le guerre pci-psi di tanti anni fà su cosa fosse la sinistra. Le conseguenze stanno davanti a tutti.

Cinque lunghi anni di assenza dal Parlamento, ad opera del sistema Veltrusconi non sembrano avere insegnato molto a Sel ed a Rivoluzione Civile. La presunzione di autosufficienza, la denigrazione reciproca e la retorica del tradimento non aiuterà a vincere sull'astensionismo né a riportare al voto la vastissima sinistra illusa ed ingannata dal liberismo del Partito Democratico, né ad arginare l'emorragia dell'antipolitica.
Su una vignetta di Altan
si  diceva pressappoco «siamo passati da: uniti si vince» a «uniti avremmo potuto vincere».
"Domani ci ritroveremo insieme a recriminare sulle ragioni di una sconfitta".

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