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martedì 29 gennaio 2013

Monte Paschi. Per il ministro del Tesoro Bankitalia ha assolto al dovere di vigilare. Figuriamoci cosa sarebbe successo se non l'avesse fatto

L'Italia dell'ipocrisia. La nave di Schettino affonda, ma lui è tranquillo
Il ministro dell'economia Grilli, riferendo alle commissioni finanza riunite di Camera e Senato, ha sostenuto che i 3,9 miliardi di Monti bond liberati dal governo per il Monte dei Paschi non si configurano come «un salvataggio di una banca insolvente, ma come un rafforzamento del capitale» e che la banca è solida, tanto che è «indispensabile non insinuare dubbi sulla solidità del sistema bancario italiano» a seguito dello scandalo derivati esploso a Siena.
Grilli parla dopo che si è svolta una riunione del Comitato di stabilità finanziaria (di cui fanno parte gli stessi protagonisti e cioè il ministro Grilli, il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, e il presidente dell'Ivass - la neo autorità di vigilanza delle assicurazioni - Fabrizio Saccomanni) che ha ribadito a sua volta il fatto che l'istituto nell'occhio del ciclone «ha una situazione patrimoniale complessiva solida» e «le tensioni che lo hanno riguardato non producono effetti sul sistema bancario nel suo complesso».
L'aiuto finanziario a Mps, insomma, «non è dunque a favore dei manager o degli azionisti, ma dei risparmiatori della banca»; si tratta di «un prestito ad un tasso di interesse del 9% e non a fondo perduto». Per la banca, una volta che avrà richiesto ufficialmente il prestito, ci saranno condizioni «pesanti e con onerosità crescente per incentivare il rimborso nel più breve tempo possibile», che includono anche «limiti alle strategie commerciali e acquisizione di partecipazioni». E' previsto inoltre il divieto di «distribuire dividendi, e vincoli a remunerazioni».
E' il concetto ripetuto più volte da Monti.
Sono in pochi però quelli disposti a scommettere che Monte dei Paschi sarà in grado di ripagare il debito con lo Stato (il calcolo parla di 400 milioni l'anno di soli interessi). Non sono all'orizzonte nuovi ingressi nel capitale; tanto meno la banca è in grado, per i prossimi due/tre anni di generare profitti. Dunque sarà quasi impossibile che Mps possa restituire al Tesoro il prestito ad un tasso del 9%.
Se non nella forma, nella sostanza questo prestito è un salvataggio; è una «nazionalizzazione di risulta», come la chiama, sottovoce, Monti. Cioè se dopo i tagli ai costi, la riduzione delle filiali, l'accordo con i sindacati la banca non sarà in grado di farcela da sola, i bond saranno convertiti in azioni facendo diventare il Tesoro il primo azionista, giusto per il tempo necessario a rivenderla al miglior offerente.

E i guardiani? Grilli non ha dubbi, la difesa di Draghi è a oltranza. «Anche grazie alle informazioni fornitemi dal Governatore, a mio parere l'azione di vigilanza è stata continua, attenta, appropriata e via via si è intensificata negli anni: è iniziata nel 2010 con il governatore Draghi e proseguita poi nel 2012 e nel 2013 con il governatore Visco».
Nella vicenda Mps, è la versione di Grilli, «vanno tenute distinte le responsabilità individuali» da quelle della banca. Ripercorrendo poi l'attività svolta dagli uomini di Bankitalia negli anni passati, Grilli ha precisato che sono stati bloccati «comportamenti anomali a elevata rischiosità. Nel complesso - ha detto il ministro - Monte Paschi è stata sottoposta a un'intensa attività di vigilanza», che ha indotto «la banca a rafforzare i presidi organizzativi di controllo».
Leggendo in Commissione la relazione di vigilanza, Grilli ha detto che Bankitalia ha avviato una procedura sanzionatoria nei confronti degli ex vertici, sulla scia dell'ispezione del 2011, conclusa il 9 marzo 2012, quando furono riscontrate «gravi carenze nei controlli interni».
Due anni fa, cioè, non erano state superate le «tensioni sulla situazione di liquidità e un'elevata esposizione ai rischi di tasso» già segnalate l'anno prima.

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