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giovedì 8 novembre 2012

Matteo Renzi. In Sicilia tanti consensi di opinione pubblica e snobbato dalla monenclatura

 Matteo Renzi ha scelto Marsala tra le sue poche tappe siciliane.  
All'incontro erano presenti molti volti noti ed anche meno noti, gente di centrosinistra, molti giovani e alcuni delusi del centrodestra. Nessun big del Partito Democratico del trapanese: per loro, per l'apparato dove persiste il comportamento dell'era comunista, Renzi continua ad essere un corpo estraneo.  

Alla Camera di Commercio di Palermo
Per chi si aspettava battute a raffica e stoccate immediate ai leader nazionali la delusione è stata grande. Renzi ha iniziato, infatti, il suo viaggio nell’Italia del futuro toccando temi concreti, con tanto di numeri e grafici proiettati sul video.  Quasi una lezione, toni pacati e descrizione meticolosa di alcuni concetti.  

Renzi, camicia bianca svoltata sulle maniche, utilizza un immaginifico bambino “lo chiameremo Marco”, raccontando come sarà Marco fra vent’anni. Si parte con lo stabilire una verità: “la politica è una cosa bella” dice il sindaco di Firenze, che parla di come i tagli e le riforme parlamentari servano a ridare dignità e credibilità alla politica e non certo a risanare il debito. Per risanare il debito, dice il sindaco toscano, è necessario “smettere di considerare il futuro come la pattumiera dei problemi di oggi”. Il passo, per parlare di scuola è breve.
Un tributo agli insegnanti della scuola materna ed elementare, e più in generale a tutti gli insegnanti, al loro ruolo mortificato da uno stipendio che urla vendetta, “perché paghiamo più per gli interessi del debito pubblico che per il futuro dei nostri figli”; poi, gli asili pubblici, l’importanza di un sistema di mense diverso da quello attuale.
Pochi slogan alla caccia di applausi facili. Il pubblico, in silenzio, ascolta e non è difficile comprendere quanto appaia diverso questo giovane (37 anni) dai disosauri che ricordano i politburò; parla di questioni comuni, invece che di alleanze con Casino o con Vendola. Passa quindi alla riforma delle pensioni, giudicata “necessaria”, ed al lavoro (dall’Ilva di Taranto alle miniere sarde), poi agli Stati Uniti d’Europa – “i nostri nonni sparavano ai loro coetanei, Marco deve vivere appieno la cittadinanza europea”-,  ruolo della donna “io a Firenze le quote le ho riservate agli uomini” e poi ancora le nuove start up e l’imprenditoria giovanile “stimolando i giovani imprenditori e garantendo loro un aiuto se falliscono, perché nessuno può essere lasciato solo, e se non è sinistra questa…”.
Renzi parla di una sinistra “che garantisca non già che tutti arrivino allo stesso punto ma che tutti partano con le stesse opportunità si”.
Dice che simili concetti lo fanno apparire un marziano nella vecchia sinistra. Ma il pubblico è con il giovane sindaco, applaudendolo a più riprese.
Poi la finanza. “Mi accusano di avere incontrato alcuni finanzieri. E allora? La finanza non è il male assoluto, è una politica debole sottomessa alla finanza il vero male”.
Sul finire, arrivano alcune stoccate. A Grillo cha cambia idea spesso “ricordo quando diceva che i computer e la rete sarebbero stati la fine dell’umanità”, ai notabili del partito “è lesa maestà dire che chi ci ha portato dentro la crisi non possa essere lo stesso che ci faccia uscire dalla crisi e che questi dirigenti hanno portato al fallimento della sinistra, al successo di Berlusconi ed alle ripetute cadute di Prodi?”, ad alcuni leader che sconfitti alle primarie hanno avuto incarichi di primo piano “la Bindi vice presidente della Camera, Mastella alla Giustizia, per non parlare di Pecoraro Scanio, Franceschini e Bertinotti”.
Poi, alcune considerazioni. “Non possiamo dire che non vogliamo i voti di chi non ha votato a sinistra, non funziona così in ogni Democrazia, bisogna avere rispetto e pensare che senza quei voti, e non ci vuole una laurea, perdiamo di nuovo”. Quindi l’appello finale. “Dobbiamo cambiare l’Italia, adesso. Far capire che la rottamazione non appartiene alla carta d’identità: ci sono giovani vecchi e splendidi ottantenni che sono una risorsa unica”. Quindi “chiedo alla generazione dei miei genitori di darci la possibilità di cambiare, di far guidare noi, perchè è così che funziona, perché questa è la vita”. “Se perdo – continua Renzi – rimango a Firenze ed aiuto chi ha vinto, senza fondare nuovi partiti e senza chiedere nulla”. Chiude, scuotendo la platea, con le immagini di Will Smith che parla al figlio, nel famoso film di Muccino “La ricerca della Felicità”, dicendogli di non permettere a nessuno” di dirti cosa puoi fare e cosa non puoi fare. Se hai un sogno, proteggilo”.
La gente che esce dalla sala si chiede se non sia, finalmente, il leader giusto. Altri ne hanno la certezza. Maestri, asili e zaini e non più Casini, Vendola e Bendi, legge elettorale e accordi.
La rivoluzione, per molti, è già questa.
 
Ma Renzi in Sicilia quanto pesa ?
Chi è con Renzi fuori e dentro il Pd in Sicilia? Il Sindaco di Firenze raccoglie consensi dappertutto, dagli imprenditori agli artigiani, dalla Lega Cooperative al mondo del commercio, ex della politica, indipendenti di sinistra, e perfino qualche esponente del centrodestra.
Chi lo ha inviso è tutto lo stato maggiore del Pd, che nell’isola è schierato all'unisono con Bersani. All’incontro palermitano, che sintomaticamente si è svolto lunedì nella tarda mattinata nella Sala della Camera di Commercio,  era presente solo il segretario provinciale del Pd Enzo Di Girolamo, non per adesione ma come atto di cortesia.
Renzi può contare sull’appoggio costante di Davide Faraone, che è stato appena bocciato nella sua corsa per la rielezione all’Ars. Non è un caso che Renzi ha scelto di venire in Sicilia per ultimo, dopo un giro di 108 tappe iniziato a Verona.
Tra pochi giorni dovrebbe essere in Sicilia Bersani. E quindi si potranno già misurare le platee.
Dice Faraone: «Abbiamo deciso di distinguere i due momenti, per evitare commistioni la mia scelta controcorrente mi è costata cara. Dirigenti burocrati vecchio stile hanno aperto la caccia all’uomo nei miei confronti. Hanno perfino inserito un altro Faraone, nella lista Crocetta ».
Renzi ha già bacchettato Crocetta, con il quale ha avuto un confronto duro a Ballarò, martedì, salvo poi fare un mezzo passo indietro: «La vittoria di Crocetta è un fatto importante. Spero trovi anche la maggioranza».
«Il nostro obiettivo è che Renzi diventi premier», è la sfida di Faraone. Accanto a lui c’è Mila Spicola, renziana sin dalla Leopolda del 2010, che a luglio si è dimessa dalle cariche nel Pd. «Ci sorprende che tante persone lontane dai partiti si stiano muovendo in autonomia, perché è piaciuto il progetto», dice la Spicola.
A Palermo ci sono già 10 comitati. Dopo, è Trapani la roccaforte renziana, seguita da Messina. Con Renzi anche Daniele Cammilleri, capogruppo Pd al consiglio provinciale di Agrigento e Giancarlo Garozzo, capogruppo Pd a Siracusa. Strizzano l’occhio a Renzi Mario Cicero ex sindaco di Castelbuono, Giacomo Tranchida, sindaco di Erice.
Per le primarie si vota il 25 Novembre.  

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