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lunedì 22 ottobre 2012

Politici ladri. L'onesta' in Italia non la si impone con leggi che poi non vengono applicate

Il tema della disonestà, delle ruberie dei politici non e' una vicenda circoscritta ai nostri giorni o magari al periodo di tangentopoli. No, la classe dirigente italiana ha intrapreso la via delle ruberie sin dagli anni ottanta dell'Ottocento e poi non l'ha piu' abbandonata. Il nostro paese è corrotto perchè gli italiani non hanno mai fatto proprio il culto dell’onestà, il pudore nei confronti dei soldi.  Non e' sufficente la pura e semplice osservanza delle leggi (che ci sono e ci sono sempre state anche prima del disegno di legge dell'attuale proposta del ministro Severino che il governo sta cercando di fare approvare) ma  serve il rispetto verso la fatica di chi quei soldi ha “prodotto”.  Non si diventa onesti grazie ad un  disegno di legge. Occorre una cultura, una abitudine, una consuetudine con il pudore. Prodotto scarso in Italia. A noi italiani manca pure la “certezza della pena”. In nessuno dei grandi scandali italiani c’è stata mai una pena commisurata alla gravità del danno arrecato ai conti pubblici. Il primo grande scandalo dell'Italia unita fu quello della Banca Romana di fine ’800, che lambi' grandi personaggi dell'Italia liberale, da Crispi a Giolitti.. Ne' in quella vicenda  ne' in quella di Tangentopoli che affosso' l'intera classe politica governativa, mai nessuno ha subito  la giusta pena su corruzione, concussione e peculato. L’Italia ha sempre preferito il giustizialismo alla giustizia, ha sempre preferito massacrare i presunti colpevoli invece di punire i veri colpevoli, quelli che cioè la giustizia ha riconosciuto tali. Il giustizialismo è  una vergogna ed una assenza di civilta', una caccia alle streghe, è una ricerca dell’untore. E' una giustizia fatta dai media e non dai giudici. Il giustizialismo produce impunità perchè la deplorazione pubblica, ma anche il carcere preventivo, non sono la pena, sono una sorta di “premessa” ad essa. Se la pena non arriva mai ed in Italia non e'mai arrivata, e se quindi si ferma alle premesse, allora significa che l’impunità ha vinto. E quando gli italiani si accontentano che qualcuno faccia qualche mese, se non qualche anno, di carcere preventivo invece di indignarsi che la sentenza definitiva non lo incarceri, allora la questione da problema giudiziario diventa di carattere sociale.  Tangentopoli, per via del giustizialismo affondo' la classe governativa dell'epoca ma per via di "giustizia" colpi' solamente Cusani e altre poche persone. Ci viene da chiudere con questo amaro sussurro: Italiani brava gente !

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