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mercoledì 18 luglio 2012

La situazione greca è come quella siciliana o la Sicilia si trova come nella situazione della Grecia ?

In questi giorni a Palermo si ricorda la “stagione delle stragi”. Domani ricorre l’anniversario dell’uccisione di Paolo Borsellino e della sua scorta.
Levando questa ricorrenza, che dà alla città le sembianze di luogo di alta sensibilità civile, culturale ed umana, Palermo esplorata sotto l’ottica sociale-economica è la città mediterranea che ricorda, che fa il paio con Atene.
Il ceto fortunato della città, composto da coloro che vivono con i generosi stipendi di “mamma Regione”, comincia ad avere paura. I dipendenti regionali, che nella nostra terra si sono sempre sentiti “miracolati”, disolito in edicola comprano un solo giornale; da qualche giorno ne comprano due e in qualche caso pure tre.
Il mio amico –un dirigente regionale- è vorace nello scorrere su “Repubblica” l’articolo a firma di Raffaele Lauria che descrive i conti della regione e i punti di criticità, o per essere veritieri, di reato di falsità:
"Un vaso che ora rischia di spaccarsi sotto la pressione di una spesa monstre per il personale: oltre 1,6 miliardi l’anno, complessivamente, per gli stipendi dei dipendenti che hanno superato quota ventimila (la Lombardia ne ha un quarto) e per gli assegni dei 16 mila pensionati che in Sicilia sono tutti a carico del bilancio. Senza contare lo spudorato numero dei forestali, oltre 26 mila, e dei formatori professionali, ottomila, la metà dei quali assunti a ridosso delle due ultime campagne elettorali. Se si contano anche i dipendenti della Sanità, che grava per metà sulle casse della Regione, e una vasta categoria di precari a vario titolo, la cifra complessiva dei siciliani a foglio paga della Regione sale a 144.147".
L’amico che mi aveva richiamato nei giorni scorsi per il “chiodo,  fisso” con cui sul Blog-contessioto da qualche annetto denunciavo la deriva pericolosa pd-mpa,  adesso mi guarda con curiosità, come per capire cosa può capitare. Ammette che sì, la Sicilia somiglia alla Grecia o, come adesso ammette lui, è la Grecia che somiglia alla Sicilia (è stata qui la Magna Grecia, dice).
Mi dice che pure il presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello ha puntato il dito sui cosiddetti «residui attivi» messi in bilancio dal governo Lombardo, crediti –come scrivevo sul Blog-contessioto- difficilmente esigibili, anzi inesigibili, per un totale di 15 miliardi; falso in bilancio “stupido e puerile”, per far quadrare i conti:

"Fra questi ci sono pure 50 milioni di euro attesi da qualche lustro come «provento della vendita di oggetti sequestrati durante le battute di caccia» o 387 milioni invocati dal 1980 come rimborso per le calamità naturali di quell’anno. Tutti sanno che quei soldi non arriveranno più, ma meglio far finta di niente. E ora pesano come macigni quei 17 miliardi di passività, cui sommare il debito da 1,3 miliardi negli Ato rifiuti e quello da 800 milioni nelle partecipate in cui non sono mancate le assunzioni di amici e parenti dei politici.
E aumenta l’indebitamento nei confronti delle banche, salito a oltre 5 miliardi".

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