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giovedì 14 giugno 2012

Sicilia del mistero. Mafia, politica, mascalzoni .... prima o seconda repubblica nulla cambia

La procura di Palermo ha notificato a 12 persone l'avviso di chiusura dell'indagine sulla trattativa Stato-mafia.
L'ex ministro Mannino, siciliano doc.
Padrino politico di Totò Cuffaro
L'ex ministro degli Interni Mancino.
Da ex ministro degli Interni e da ex Vice Presidente del Consiglio
Superiore della Magistratura (designato dalla pseudo sinistra della II repubblica)
, costui costituisce indice, parametro, di
quanto in Italia le istituzione siano fradice
L'atto, che normalmente precede la richiesta di rinvia a giudizio, ha come destinatari due ex ministri della Repubblica, Mancino e Mannino, il senatore Dell'Utri, gli ufficiali dei carabinieri Subranni, Mori e De Donno, Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco di Palermo, e i capimafia Toto' Riina, Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca, Bernardo Provenzano e Nino Cina'.

La Vicenda
Uomini dello Stato e uomini di Cosa nostra avrebbero agito "in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, in concorso tra loro".
La Procura di Palermo ha chiuso, dopo 4 anni,  l’indagine sulla trattativa Stato-Mafia del 1993 ed ha chiamato in causa dodici nomi.
()I boss Riina, Provenzano, Bagarella, Brusca e Cinà.
()I rappresentanti delle istituzioni e i politici: i militari Subranni e Mori, del Ros dei Carabinieri; i politici Mannino che all’epoca era  ministro e Dell’Utri, uno dei fondatori di Forza Italia e collaboratore di Berlusconi.
E finisce sotto accusa anche l'ex ministro Mancino, colpevole, secondo i magistrato di avere  mentito nel deporre sullo svolgimento dei fatti.
La  Procura di Palermo e la Dia ritengono di aver ricostruito i retroscena della trattativa fra uomini dello Stato e i vertici di Cosa nostra., un  dialogo segreto che avrebbe avuto tre fasi.
L’atto d’accusa della Procura dice adesso che nei primi mesi del 1992, i contatti Stato-mafia sarebbero stati avviati dall’ex ministro Calogero Mannino, che temeva di essere ucciso, ossia di dover fare ad opera della mafia la medesima fine di Salvo Lima. L’esponente democristiano avrebbe messo in allerta gli uomini del Ros, ma avrebbe dialogato anche direttamente con alcuni boss, per «avviare una trattativa con i vertici dell’organizzazione mafiosa — scrivono i pm — finalizzata a sollecitare eventuali richieste di Cosa nostra e far cessare la programmata strategia omicidia-stragista già avviata con l’omicidio Lima.
Nell’estate 1992, dopo la strage Falcone, i carabinieri del Ros avrebbero poi tentato di fermare la strategia di morte dei corleonesi iniziando un dialogo  con l’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino.
La Procura di Palermo crede solo parzialmente al racconto di Massimo Ciancimino a proposito degli incontri fra il generale Mori e l’ex sindaco Vito Ciancimino, incontri che sarebbero avvenuti anche prima della strage Borsellino; circostanza sempre negata invece dal generale Mori.
Ai carabinieri Mori e De Donno sarebbe stato consegnato, tramite Vito Ciancimino, il papello con le richieste di Totò Riina, era il prezzo che Cosa nostra chiedeva per interrompere la stagione delle bombe.
Il contenuto del papello consisteva nella  revoca del carcere duro ai boss, revisione dei processi ai mafiosi in carcere, annullamento dei processi più importanti già conclusi.
La terza fase della trattativa sarebbe iniziata dopo l’arresto di Riina, nel gennaio 1992. Secondo la Procura di Palermo, a condurla sarebbe stato Bernardo Provenzano (dato che Ciancimino era in carcere).
La trattativa sarebbe stata portata avanti, anche in questa fase, da un altro colletto bianco: Marcello Dell’Utri.
Scrivono i pm che Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca avrebbero «prospettato al capo del governo in carica Silvio Berlusconi, per il tramite di Vittorio Mangano e di Dell’Utri una serie di richieste finalizzate ad ottenere benefici di varia natura per gli aderenti a Cosa nostra».
Sostiene Brusca che una «risposta » sarebbe poi arrivata, sempre per il tramite di Mangano, l’ex stalliere di casa Berlusconi.
Nella lista delle persone cui e' stato notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari (per le quali si prospetta la richiesta di processo) ci sono  due indagati che non sono materialmente accusati di avere partecipato alla trattativa:
-l'ex ministro Nicola Mancino, che rispondera' di falsa testimonianza al processo Mori,
-e Massimo Ciancimino, accusato di concorso in associazione mafiosa e di calunnia aggravata nei confronti dell'ex capo della polizia, Gianni De Gennaro.

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