StatCounter

domenica 6 maggio 2012

Sicilia. La classe dirigente ci ha portato al punto di non ritorno

Da parecchi mesi l’economia siciliana, come del resto quella nazionale, non cresce (è in recessione).
Negli ultimi anni l’intero sistema Sicilia mette in evidenza significativi flussi di trasferimenti (o meglio di redistribuzioni) a favore delle famiglie e della Pubblica Amministrazione. Significa, per dirla in poche battute, che viviamo di … previdenza, assistenza ed indebitamento.
E’ ancora importante rilevare (si tratta di dati ufficiali Istat) che l’indebitamento  del sistema  complessivo Sicilia non finalizzato a finanziare investimenti ma per sostenere prevalentemente i consumi che, a loro volta, in ogni caso decrescono. Da noi infatti la spesa pro-capite per famiglia è in coda nella classifica delle regioni.
Più del 50% delle famiglie siciliane, secondo i parametri Istat, vive al di sotto del livello di povertà e tutte le indagini delle associazioni di tutela dei consumatori asseriscono che continuando l’attuale trend socio-economico fra breve assisteremo all’esplosione dello “stato di insolvenza” per quanto attiene pagamento delle bollette relative alle utenze domestiche, i mutui bancari, ed il rimborso dei prestiti al consumo.
La Regione Sicilia è sostanzialmente ferma e in forte ritardo nell’attivazione delle risorse aggiuntive dei fondi comunitari.
Fa riflettere inoltre il fatto che il flusso di ricchezza ogni anno prodotta in Sicilia,
-per il 5% sia imputabile al settore primario (agricoltura),
-il 18% all’industria (in senso stretto e costruzioni) e per
-il 77% ai servizi.
In pratica significa che gran parte del reddito vada imputata alla produzione di servizi, la cui caratteristica è che generalmente non li vendiamo a nessuno e li paghiamo di tasca (qui sta nascosta la voce parassitismo della burocrazia regionale e non).
Uno studio della facoltà di Economia di Palermo evidenzia che  il sistema economico siciliano è bloccato, in quanto non riuscira’ piu’ a produrre beni, ma solamente servizi (stipendi, sarebbe meglio dire). Il che significa anche che le politiche di bilancio della Regione, nei prossimi anni, saranno sempre più improntate a gestire l’emergenza e la precarietà piuttosto che lo sviluppo. Significa che se veramente si attuerà il federalismo nessuna regione sarà disposta a passare “stipendi” ai siciliani.
Questi studi, indagini e dati Istat sono disponibili a chiunque lo desideri.
Non comprendiamo perché 90 deputati regionali, super pagati  per un lavoro che non fanno, non sanno fare, non vogliono fare, continuino a sedere dove non hanno titolo di sedere.
La Sicilia non ha futuro.

Nessun commento:

Posta un commento