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sabato 19 maggio 2012

Palermo. Uomini, ominicchi, quaquaraqua

Il lettore sa quanto questo Blog assimili PDL e PD come partiti fratelli. Partiti che differiscono fra loro di una sola "L".
Partiti zeppi di uomini inconcludenti. Gente che ha da curare gli "affari propri", pur occupando ruoli di dirigenza partitica e pubblica nelle istituzioni.
In questi giorni deputati, dirigenti di partito (pd), uomiciattoli del sottobosco di area pd, fanno la coda per presentarsi davanti all'ipotizzato nuovo sindaco di Palermo per baciargli l'anello e garantirgli il sostegno (sempre che  .... dispongano di consensi).
La stessa cosa stanno facendo deputati, dirigenti, affaristi e piccoli uomini che finora hanno riempito il proprio portafogli e  la pancia con fieno della stalla pdl.
Altri pigmei -che però hanno occupato ruoli di deputati, manager, burocrati sotto il tetto Mpa-, oltre che essersi presentati per baciare l'anello, hanno diffuso dichiarazioni sui giornali per incensare il presunto, probabile, nuovo sindaco.
Stiamo parlando di gente che appena un mese fà frequentava e si pronunciava per stalle e fienili di ben altro colore.
Abbiamo parlato in altre circostanze su questo Blog di "camaleonti", però questa specie animale si è ribellata per essere stata paragonata a simili "miserabili", bisognosi di vivere sempre e comunque da "parassiti".
Ed allora non abbiamo trovato altra risorsa a cui ricorrere se non al nostro sempre grande "Leonardo Sciascia".

(N.b.- Apprezziamo il probabile nuovo sindaco, come stimiamo pure il probabile perdente della competizione elettorale di domani.
Il nostro interesse non è tanto puntato su loro, ma sul quadro miserabile di una certa Palermo. Una Palermo che pur facendo schifo per l'indegnità opportunistica in cui vive, per l'assenza di valori e di ideali in cui prospera, è purtroppo sempre vitale).

Leggete quanto scriveva un conoscitore dell'animo siciliano. Sciascia:
“…l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie:
 gli uomini,
 i mezz’uomini,
 gli ominicchi,
 i (con rispetto parlando) pigliainculo
e i quaquaraquà…
Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… E invece no, scende ancora più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi… E ancora più in giù: i piglianculo, che vanno diventando un esercito… E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre… Lei, anche se mi inchioderà su queste carte come un Cristo, lei è un uomo… Anche lei, disse il capitano con una certa emozione.”

Questo era il colloquio fra il capo della mafia locale (nel "Giorno della civetta"), don Mariano Arena e il capitano dei carabinieri, Bellodi, nativo di Parma, splendido ed incorrutibile investigatore. Sciascia descrive Bellodi come un ufficiale per il quale “l’autorità di cui era investito considerava come il chirurgo considera il bisturi: uno strumento da usare con precauzione, con precisione, con sicurezza.”

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