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giovedì 10 maggio 2012

Non e' cittadino italiano chi ruba ai danni del paese ma chi per il paese lavora e ne condivide la cultura

Una direttiva europea che inviti tutti gli stati membri all'approvazione di leggi nazionali per garantire ai figli degli stranieri nati in un paese europeo il diritto della cittadinanza per "ius soli" (diritto del suolo). È l'obiettivo dell'appello «Chi nasce qui è di qui» promosso dall'europarlamentare David Sassòli e dal presidente dell'Anci e sindaco di Reggio Emilia, Graziano del Rio. 
DIRITTI DEI BAMBINI - Nel testo dell'appello - che tra i suoi firmatari vede, fra gli altri, Rita Levi Montalcini, Romano Prodi, Stefano Rodotà, Andrea Camilleri, Nicola Piovani, Carlo Verdone, Claudio Baglioni, Piero Fassino - si sottolinea come in Europa milioni di bambini, figli di migranti, nascano e crescano nei paesi membri senza godere del diritto all'uguaglianza e tantomeno dello status di cittadini. Una situazione in forte contrasto con quanto sancito dalle Nazioni Unite a proposito del diritto dei bambini ad essere protetti e rispettati. A Bruxelles i firmatari chiedono dunque di garantire questi diritti e di incoraggiare il coordinamento tra i governi affinché concedano la cittadinanza per "ius soli" ed evitino discriminazioni nell'accesso ai diritti fondamentali. 
 IN ITALIA UN MILIONE DI MINORI - In Italia, dove il numero dei “non cittadini” nati nel nostro paese sfiora oramai il milione e dove numerose sono state le prese di posizione, a cominciare da quella del Presidente Napolitano, a favore del riconoscimento dello status di cittadino a chi nasce sul suolo nazionale, è stata recentemente presentata un’iniziativa di legge popolare che chiede di riformare la normativa attualmente in vigore (legge 91/92) estendendo l’applicazione dello "ius soli". «Riconoscere la cittadinanza a ragazzi che sono nati e cresciuti in un paese diverso da quello di origine dei loro genitori - sostengono Sassòli e Del Rio - ma che di questo paese parlano la lingua, che in questo paese studiano, consumano e si relazionano non è semplicemente un atto di buon senso ma una battaglia di civiltà imprescindibile per un paese che voglia definirsi democratico e in grado di affrontare le sfide del futuro.

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