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martedì 6 marzo 2012

Non basta la diagnosi sulla crisi finanziaria, serve la credibilità della classe dirigente
La Regione più sprecona d’Italia e quella che destina la gran parte delle risorse in spese improduttive, la Sicilia, ha passività (debiti) per 5,3 miliardi di euro. Essa grazie alle tante, troppe, elargizioni non finalizzate a destinazioni produttive che riceve  dai livelli di governo superiori (Stato, Unione Europea) ogni anno riesce a movimentare circa euro 27 miliardi in entrata e in uscita.
Per il 96%  i creditori della Regione sono il Ministero del Tesoro, la Cassa depositi e Prestiti e la banca Europea per gli investimenti.
Cibi che vengono allestiti nella ricorrenza del 19 marzo,
San Giuseppe
Il Patto di stabilità sancito in Europa prevede per il 2013 il pareggio di bilancio ed anche la Regione dovrà rispettare i principi del trattato, che investono anche il livello dell’indebitamento possibile.
Diventa da subito quindi ineludibile il risanamento finanziario della Regione e soprattutto il recupero di credibilità della classe dirigente dell’isola che in tutto il bacino mediterraneo è ritenuta ignorante e parassitaria in materia  contabile e finanziario, e sopratutto -da sempre- collusa con le forze peggiori della società siciliana..
Solo con i ‘conti in regola’ la Sicilia potrà puntare a ridurre la spesa improduttiva e puntare, in quanto obiettivi di sopravvivenza, agli investimenti infrastrutturali e produttivi.
Tutto ciò è stato promesso da Armao, assessore all’economia.

Il problema è che nessuno crede alle promesse del governo Lombardo, parassitario come tutti i predecessori, sul cui solco è a pieno titolo posizionato, nonostante il sostegno e l'innamoramento dell'ex partito della sinistra (pd), ormai allo sbando e secondo alcuni in procinto di possibili scissioni.

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