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mercoledì 8 febbraio 2012

XXI secolo. Oggi i politici italiani "possono non sapere"

Nessuno dei pezzi grossi del PD, di quelli di estrazione dalla Margherita,  ritiene di doversi dimettere dagli incarichi pubblici  e rinchiudersi a casa per i prossimi anni.
Per anni il marchio “Margherita” ha succhiato milioni e milioni di euro dalle casse dello stato (grazie a leggi votate anche dai pezzi grossi evocati) e adesso si viene a sapere che il tesoriere di questo marchio succhia-soldi si è appropriato per  fini personali  di 12 milioni di euro.  
–Sorprendentemente- nessuno dei pezzi grossi di questo marchio sa niente, nessuno ha responsabilità su questo scandalo. Quei soldi, (lo ripetiamo) con leggi votate anche da questi pezzi grossi -spesso presentatisi all’opinione pubblica come “puritani”-  provenivano dalle casse dello stato, dall’irpef pagata anche dai giovani precari che amerebbero essere aiutati e non essere spremuti dai ladri di stato.
Non stiamo parlando di pezzi grossi di un club qualunque. Stiamo parlando di politici di primo piano che aspirano (almeno aspiravano fino a ieri) a diventare ministri, capi di governo, e rappresentanti delle istituzioni, anche quelle alte ed altissime.
Nessuno di questi signori: Francesco Rutelli (adesso Api), Rosy Bindi, Dario Franceschini, Pierluigi Castagnetti, Enzo Bianchi, Paolo Gentiloni, e tantissimi altri di cui ci sfugge il nome sa spiegare nulla dell’accaduto perché loro si occupavano di cose serie e non di soldi, di finanza, di cassa.
In qualsiasi paese del mondo un parlamentare che offre di se stesso l’immagine di sprovveduto, di distratto in questioni in cui c’entrano milioni di euro viene subito emarginato ed espulso dal mondo della politica, dal mondo delle cose pubbliche (che appartengono a tutti).
In Italia i nomi da noi evocati (assieme ad altri) hanno invece contribuito a nominare (direttamente o indirettamente) la metà dei giornalisti televisivi o di altri media, hanno insediato alti funzionari in ogni dove delle istituzioni cosicchè non ci può sorprendere se nell'informazione pubblica si parla vagamente  di un marchio ruba soldi (si dice pudicamente, partito fantasma),   di un tizio di nome “Lisi” che –da solo- avrebbe rubato  12 milioni di euro nel completo disinteresse di chi ci ha continuamente detto di volersi proporre alla guida dello Stato.
L’unica cosa che rileviamo in questi giorni dai programmi televisivi e dai giornali filo-margherite è che Rosy Bindi, Franceschini e compagni è che costoro fino a pochi giorni fà -per  dieci volte al giorno- rilasciavano dichiarazioni per chiarirci l'orizzonte –anche sul nulla- ed invece attualmente non hanno nulla da dire agli italiani e probabilmente sono tutti a sciare.
 Il presentatore di un programma televisivo, qualche sera fà, riferì di aver invitato una trentina di parlamentari "Margheritini" e di non aver raccolto l'adesione di nessuno, se non di un pd di provenienza radicale che ha fatto conoscere come egli culturalmente rifiuta l'idea dei finanziamenti pubblici ai partiti.
Stiamo parlando –attenzione !- di gente che si è proposta alla guida del paese ed invece  non è capace di spiegare agli italiani come mai dalle casse del loro marchio sono spariti 12 milioni di euro. Non si degnano di spiegarci come mai non sapendo amministrare 12 milioni di euro vorrebbero amministrare 750 miliardi di euro del bilancio dello stato, in un paese dove le opere pubbliche costano il doppio ed il triplo delle realizzazioni eseguite in Francia o Germania.
Sta tutta in questo comportamento di eclisse dei pezzi grossi la circostanza che  in Italia dall’assessore del più sperduto paesino al ministro Scajola (oggi ex) si occupano sistematicamente degli affari propri invece che dei problemi di chi l'irpef la paga e non vorrebbe che fosse margheritizzata.
Nemmeno dai politici antagonisti arriva nulla da contestare ai "pezzi grossi" evocati. Anche quest'altro comportamento di amichevole complicità è spiegabile: il pdl ha le sue "cricche", le sue P3, P4, i suoi Cosentino, Papa, Milanese, e quindi anche esso "può non sapere".

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