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mercoledì 1 febbraio 2012

Politicanti. Dovevano tagliarsi i compensi, .... li hanno aumentati

Non solo parassiti, ma pure cinici

I giornali ed i tg hanno diffuso due giorni fà la notizia del primo taglio agli stipendi dei parlamentari.
Ognuno di noi ha sospirato: finalmente !
L’ufficio di presidenza della Camera dei deputati –con il voto contrario dell’Italia dei valori e l’astensione della Lega Nord– ha stabilito una decurtazione degli emolumenti che va tra i 1250 e 1500 euro lordi, e se si considerano anche la diaria e l’indennità lorda fanno più o meno 700 euro netti al mese.

Purtroppo per chi in Italia paga le tasse si tratta di una bufala. Si, la verità è che in Italia chi ha il piatto pieno non è disposto a cedere nulla agli altri, alla faccia della tanto sbandierata "radice Cristiana" nella nostra cultura.
Seguiamo i fatti.
L’autodecurtamento è una grande bufala, una messinscena mediaticamente ben riuscita, forse grazie al silenzio della seconda e della terza carica dello Stato, che non hanno sentito il dovere di emettere comunicati puntuali per spiegare come stessero veramente le cose.
La novità è nascosta e consiste:
1)     Dal 10 marzo i deputati dovranno produrre una “documentazione” per giustificare almeno la metà della somma che ricevono per i portaborse, per le spese di segreteria e di propaganda: 1845 euro su 3690. Il tutto in attesa che il Parlamento vari una legge apposita.
2)    La vera novità però riguarda le pensioni: anche i deputati, come tutti i comuni mortali, dovranno passare dal sistema previdenziale retributivo a quello contributivo e la pensione decorrerà a partire dai 60 anni (due legislature) o dai 65 anni (una legislatura). Già 22 deputati hanno comunque presentato ricorso al consiglio di giurisdizione presieduto da.. , -ovviamente- da uno di loro, contrariamente non saremmo nella patria del diritto.
Poche ore dopo l’annuncio, rilanciato con grande euforia da giornali e telegiornali, si è venuto a sapere che, fatta la norma è stato subito trovato l’inganno; inganno che si annida proprio nelle regole sulle pensioni.
Il segreto è infatti nelle nuove norme previdenziali dei parlamentari che sono scattate dal primo gennaio scorso.
Passando dal sistema retributivo a quello contributivo, i deputati –si apprende-  si sarebbero visti lievitare la busta paga di circa 700 euro netti al mese, perché non è più richiesto loro di versare tutti e due i contributi che versavano prima: uno per il vitalizio (1.006 euro al mese) e uno previdenziale (784,14 euro al mese), oltre alla quota assistenziale (526,66 euro al mese).
La riforma delle pensioni in buona sostanza ha toccato solo marginalmente i deputati attualmente in carica (un anno su 5 di legislatura), che hanno recuperato ben più dello svantaggio ritrovandosi  appunto 700 euro netti in più in busta paga.
Se la notizia degli stipendi aumentati si fosse diffusa prima la gente sarebbe scesa in piazza contro contro questi "mangiatari", come vengono chiamati in Sicilia i parassiti che siedono nelle istituzioni.
Costoro  hanno pertanto deciso di non tagliarsi lo stipendio, ma di riequilibrare le voci: "leva di quà e metti quà".
La casta è ancora lontana dal voler mollare l’osso.
Mai gli illuministi che hanno puntato sulla democrazia, sul parlòamentarismo avevano immaginato che queste istituzioni, in qualche parte del mondo (in Italia) sarebbero finite in mano a dei "mangiatara".
Anche in questo caso destra, finta sinistra parlamentare e centro non differiscono in nulla.
Immaginiamo un poco quanto è avvenuto in casa PD: qualcuno ha rubato 13 milioni di euro dalle casse del PD (provenienti dalla confluenza della componente Margherita), ebbene Bersani (prima di lui Veltroni) e compagni non si sono accorti che gli mancavano fra le disponibilità 13 milioni di euro dalle casse.
Immaginiamo se questa gente governasse l'Italia quanto, noi, potremmo dormire sonni tranquilli.

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