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martedì 21 febbraio 2012

Il Lavoro. Quale lavoro ?

Lo Stato che parla alla parte più fortunata della società
Nel Rapporto congiunto sulla Coesione Sociale elaborato da Istat, Inps e Ministero del Lavoro per l’anno 2011, emergono spunti interessanti sulle criticità che ancora oggi le donne (che ovviamente sono pure pure mogli, madri, lavoratrici) vivono nel coniugare gli impegni di famiglia, casa, lavoro e tempo libero: un insieme di responsabilità che stentano ad essere conciliate in modo efficace, costringendo le donne lavoratrici e madri a muoversi con difficoltà tra le esigenze dettate dai propri ruoli e, ricorrentemente, a sacrificare la carriera per dedicarsi alla famiglia.
Secondo le stime presentate dal Consiglio Nazionale Economia e del Lavoro rilevate su campioni di donne in età compresa tra i 25 e i 45 anni, in Italia si verificano casi per cui dopo la nascita di un bambino il tasso di occupazione femminile passa bruscamente dal 63% al 50%, per crollare ulteriormente dopo la nascita del secondo.
Oggi l’occupazione sembra impiegare le donne soprattutto per le tipologie di lavoro part time. La percentuale di lavoratrici a tempo parziale supera il 74,2%.
Secondo le ultime stime una donna è retribuita il 19,2% in meno rispetto a un collega dell’altro sesso, con uno stipendio pari a 1.131 euro rispetto ai 1.407 degli uomini.
Oggi il 63,7% di donne in coppia sceglie di lavorare, il 97% di queste è impiegata sia in lavori domestici che in lavori familiari e il 94,4% si dedica al tempo libero.

Il 71,3% del lavoro in casa delle coppie grava sulle spalle del gentil sesso, la donna lavora 1 ora e 3 minuti in più del suo partner quando entrambi sono occupati (9 ore e 9 minuti di lavoro totale per le donne contro le 8 ore e 6 minuti degli uomini) e nelle coppie con figli il divario di tempo sale a 1 ora e 15 minuti (anni 2008-2009).
Nelle coppie con entrambi i partner occupati, il maggior grado di asimmetria si osserva tra le coppie con figli residenti nel Mezzogiorno (74,6%), in quelle in cui l’età del figlio più piccolo supera i 14 anni (74,6%) e in quelle in cui la donna ha un basso titolo di studio (72,2% nel caso di licenza elementare o media).
Il rapporto sinteticamente ora rappresentato è ovvio che con le realtà territoriali dell’interno dell’isola, la Sicilia, dove il lavoro retribuito presso terzi manca sia per le donne che per gli uomini, non ha nulla da trasmettere, non ha nulla da far riflettere. Come è noto le nostre sono zone a perdere grazie ad una classe dirigente che da 60 anni impartisce favoritismi piuttosto che somministrare "governo del territorio".

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