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lunedì 6 febbraio 2012

Crisi finanziaria. Se il modello economico unico planetario è il "liberismo" occorre accettarne le regole per sopravvivere

Grecia ed orgoglio nazionale
Il mese entrante la Grecia dovrà rimborsare debiti per 13 miliardi di euro. Il Tesoro non detiene nemmeno un euro di disponibilità ed è per questa ragione percui  il governo "tecnico" presieduto dall'ex Vice-Presidente della BCE-Banca Europea -Demetrios Papademos- sta attualmente trattando con Fondo Monetario, Commissione Europea e Rappresentanti dei creditori per avere riconosciuto una ulteriore teanche di aiuti di 130 miliardi per poter soddisfare creditori (che dovrebbero vedersi rimborsati tra 30/40 anni), stipendi e pensioni dei dipendenti pubblici e privati.
E' normale che gli interlocutori del governo greco chiedano garanzie a chè quel paese torni ad avere i conti in equilibrio (in buona sostanza che non si abitui a vivere di aiuti internazionali).
Già nei mesi scorsi sono stati fatti tagli in ogni dove ed in ogni frazione della società greca. Sono stati tagliati stipendi e pensioni del 40 e 50%, licenziate migliaia di unità del pubblico impiego, privatizzato tutto quanto era possibile fare, dal Pireo (uno dei più grandi porti mercantili del Mediterraneo) a società ed aziende pubbliche, compresi complessi di beni culturali. Tagli sono stati fatti nelle spese dell'istruzione, sanità, sicurezza pubblica.
Oggi esistono i limiti medi delle retribuzioni pubbliche a €. 900,oo mensili e private di €. 750.
Gli interlocutori del governo greco per somministrare i richiesti 130 miliardi di euro hanno chiesto che le retribuzioni medie vigenti nel paese vengano ulteriormente tagliate (pensioni comprese) del 20%.
Ognuno faccia i conti per vedere quali dovrebbero essere i nuovi limiti medi. Ma sono stati richieste anche ulteriori garanzie sui beni pubblici del paese (qualcuno ricorderà come nei mesi scorsi la Finlandia abbia chiesto la gestione per sè del Partenone di Atene).
La Grecia, già stremata da lunghi mesi di sacrifici, è probabile che non riuscirà ad accogliere questi nuovi sacrifici e già si colgono i primi segnali. I sindacati hanno dichiarato battaglia, così hanno fatto i partiti tutti (destra e sinistra) che sostengono il governo e così ha dichiarato, sorpresa su tutte, il primate della Chiesa greca, l'Arcivescovo di Atene che ha sentito l'esigenza di dire che la sovranità della Grecia non può essere messa in vendita.
E allora ?
La Grecia potrebbe fallire e probabilmente si accosta fatalmente a questa prospettiva.
La situazione però è che la Grecia fallita, a cui si sta richiedento ulteriormente chiedendo di contrarre il tenore di vita di un ulteriore 20/30% e di tagliare ulteriormente la spesa pubblica, oltre che impostare una severa legge tributaria, ove dovesse veramente fallire, si ritroverà fra quattro mesi con un tenore di vita di parecchio al di sotto di quel 20/30% oggi a lei richiesto.
La Grecia di domani (fallita) sarà allontanata  dal modo di vivere europeo per ritrovarsi oltre che geograficamente anche socialmente vicina all'Egitto, alla Siria e agli altri paesi del Mediterraneo orientale. Il tenore di vita decrescerà, col fallimento, di oltre il 100% rispetto all'attuale, già misero. Non si possono quindi decisioni importanti puntando sul malinteso orgoglio nazionale.
Ogni critico dell'operato del governo Monti -in Italia- rifletta quindi sulla deriva a cui ci stava conducendo il precedente esecutivo di Berlusconi. Sindacati e Partiti italiani non pensino che l'Italia sia già al sicuro da derive di pericolo.

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