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martedì 7 febbraio 2012

Ciò che ci attende nei prossimi mesi
L'economia, intesa come disciplina razionale, consente di condurre diagnosi e terapie appropriate per risanare un sistema degnadato quale è quello italiano.
Il debito pubblico italiano –ne abbiamo trattato in più occasioni- ascende a 1.900 miliardi ed incide non solo sullo Stato (inteso come struttura a sè), bensì sull'intera comunità nazionale. Esso ha ripercussioni pesanti nelle case degli italiani, frena l'economia, crea disoccupazione per carenza di investimenti, mette in ginocchio imprese e famiglie.
Secondo i parametri di Maastricht e gli accordi sottoscritti nel marzo 2011 dal governo Berlusconi, il rapporto tra debito pubblico e Pil dovrebbe scendere dal 120 per cento al 60 per cento. Una operazione da chiudere in vent'anni.
Con il Pil fermo o in calo come capita attualmente, bisogna conseguentemente agire sulla spesa pubblica, con tagli diffusi, oppure con l'aumento della pressione fiscale (strada fin qui percorsa, ma devastante perché contrae il tenore di vita della gente).
La terza via è la privatizzare aziende pubbliche e dismettere quote significative del patrimonio pubblici, sembra la più razionale, però richiede tempi lunghi rispetto alla politica delle "stangate".
L'ipotesi che più si va facendo avanti è quella della cessione da parte dello Stato di pacchetti azionari di aziende
controllate (p.e. le Ferrovie dello Stato) alla Cassa Depositi e Prestiti per l'ammontare di 50 miliardi di euro. Le risorse sarebbero impiegate per ritirare dal mercato titoli del debito pubblico, a prezzi scontati, visto che sui mercati si rilevano quotazioni in ribasso.
Nel mondo della finanza qualcosa di analogo è dato constatare proprio iun queste settimane: con i soldi prestati dalla Bce al tasso dell'1%, le banche italiane invece di prestare risorse al sistema economico (che ne ha grande necessità)stanno comprando a prezzi stracciati Bot e Btp, che rendono fino al 6,5%. (Qui sta una delle spiegazioni dello spread che cala).
Circola pure la voce di un progetto per pagare agli statali che lasciano l'impiego per pensionamento il TFR (la liquidazione, o buonauscita) in titoli del debito pubblico.
La cosa più ovvia che la gente si attende però tarda ad arrivare. Non si tagliano però ancora gli sprechi di Stato, dal costo della politica al mondo incontrollato delle aziende pubbliche; dalle consulenze agli amici alla soppressione degli enti inutili (province anzitutto).

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