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sabato 10 dicembre 2011

AGRICOLTURA, COMPARTO A CHIUDERE - I NUOVI MODELLI DI VITA PROPOSTI DALLA POLITICA PARASSITARIA NON PUNTANO SULLA PRODUZIONE
L'agricoltura dell'isola è vecchia e lenta. Serve un rinnovamento per invogliare il mondo giovanile ad impossessarsi di essa.
In Sicilia le imprese agricole sono 217.221 ed 87.300 sono condotte da persone che hanno superato i 65 anni. Addirittura di questi ultimi il 10 per cento ha più di 80 anni di età.
Fare l’agricoltore è sempre stato un lavoro duro, difficile, nonostante la tecnologia oggi faccia molto per renderlo sempre più accettabile e perfino gradevole.
Per scegliere di entrare in questo settore economico per farne motivo della propria crescita e motivo nella vita ci vuole comunque ancora adesso determinazione.
Probabilmente, oltre che per le politiche non sufficientemente incentivanti e da noi –in Sicilia- burocratizzate e scoraggianti, è anche a causa di questo approccio sbagliato che l’agricoltura dell’isola perde la sua gioventù e appare come un settore poco vivace e poco entusiasmante.
In Sicilia, così come in Italia, la percentuale di giovani imprenditori agricoli è minima malgrado questi rappresentino la vera spinta modernizzante del comparto. Per esempio gli agricoltori junior, che in Italia sono solo il 2,9 per cento del totale, da soli creano il 35 per cento di valore aggiunto in più dei colleghi attempati. Proprio perché fanno più innovazione, più inventiva, più propensione ad investire.
Come non pensare al disastro che -quotidianamente- compiono governi come quello di Raffaele Lombardo che additano come prospettiva "il diventare impiegati regionali-raccomandati" non produrre servizi ma per sciupare ricchezze pubbliche.
Governi di questo tipo indirizzano la società verso il tracollo, anche se piacciono a molta gente per il parassitismo additato come fine, obiettivo collettivo.
Tutto ciò mentre tre giovani su dieci si dichiarano pronti a lasciare l’Italia per cercare fortuna in un altro Paese. E' questo il  risultato di un sondaggio condotto intervistando 600 giovani italiani per comprenderne aspettative e preoccupazioni in questo momento delicato per il nostro Paese.
Risulta inoltre che sette giovani su 10 appaiono preoccupati per la situazione del Paese, destinata a loro parere a non migliorare nel breve periodo visto che i politicanti che vincono le elezioni sono sempre i peggiori rispetto a chi possiede idee e volontà. Il rischio è che nel nostro Paese non ci si possa realizzare professionalmente, continuando a dipendere dalle famiglie di origine ed addirittura avendo meno possibilità dei propri genitori e ritenendo l'attività agricola una non prospettiva.

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