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venerdì 14 ottobre 2011

L'iconostasi non è una parete che espone opere d'arte

Il mondo delle icone, che Florenskij svela nel saggio "Le Porte Regali", rimarrebbe incomprensibile se lo si avvicinasse con i consueti strumenti della critica d’arte.
Le icone sono esenti dalla prospettiva e sono assolutamente incompatibili con la concezione della pittura dominante in Occidente dal Rinascimento in poi. Senza una metafisica delle immagini e della luce le icone non sono interpretabili all'osservatore occidentale.
Florenskij, col saggio sulle icone, ci introduce a questa metafisica, scendendo poi in analisi storiche acute, che svariano dalla pittura fiamminga alle tecniche della preparazione dei colori, dalle forme dei panneggi al significato dell’oro e al nesso fra le icone e la liturgia della Chiesa orientale.
Accompagnati da questa guida incomparabile, si possono finalmente varcare le «porte regali» dell’iconòstasi, «confine fra il mondo visibile e il mondo invisibile», luogo dove si manifesta una pittura sublime, in cui le cose sono «prodotti della luce».

Pavel Aleksandrovič Florenskij
Pavel A. Florenskij (1882-1937) è stato filosofo e teologo, scienziato e sacerdote ortodosso della Chiesa russa, fucilato nel 1937 dopo anni di confino.
È considerato uno dei maggiori pensatori del XX secolo ed è autore di centinaia di titoli tra saggi, studi scientifici, recensioni, lettere e scritti autobiografici ancora in corso di pubblicazione in molti Paesi del mondo.
Si ricordano in particolare La colonna e il fondamento della verità, Le porte regali, Lo spazio e il tempo nell'arte, Non dimenticatemi, Ai miei figli, Il concetto di Chiesa nella Sacra Scrittura.

Il messaggio di questo scienziato ed uomo di fede
Per introdurre il discorso sul “messaggio” contenuto nelle tantissime opere di Florenskij dobbiamo prima tentare di dipanare alcuni concetti.
L'entropia è una grandezza che viene intesa (soprattutto in fisica) come misura del disordine è ovvio che se un sistema (sia esso fisico materiale o sociale) passa da uno stato ordinato ad uno disordinato la sua entropia aumenta.
E’ utile l’esempio che qui riportiamo:
 Si faccia cadere una gocciolina d'inchiostro in un bicchiere d'acqua: si osserva che, invece di restare una goccia più o meno separata dal resto dell'ambiente (che sarebbe uno stato completamente ordinato), l'inchiostro inizia a diffondersi e, in un determinato tempo, si ottiene una miscela uniforme (stato completamente disordinato). È esperienza comune che, mentre questo processo avviene spontaneamente, il processo inverso, separare l'acqua e l'inchiostro, richiede energia esterna.
Il messaggio
Alla legge dell’entropia fisica e spirituale, legge della dispersione e della morte dell’umanità, della frammentazione e del caos, Florenskij antepone la ricomposizione e l’unificazione.
La sua vita e le sue scelte sono state sempre ispirate a questa convinzione. Convinzione che egli maturò nelle vicende di fine Ottocento ed inizio Novecento, che in Russia furono segnate ora dai successi e dal progredire della scienza e della tecnica ed ora dalle crisi istituzionali dell’impero dei Romanov, dalle rivolte e rivoluzioni sociali e politiche ma anche dai ripiegamenti culturali e spirituali.
Florenskij immagina che l’uomo del Novecento (ma anche quello che seguirà) risolverà il suo inquieto stato di vivere solo acquisendo una visione della realtà, del mondo, che non passi da una res, da un semplice oggetto, che disponga di una esistenza, una espressione, autonoma dal resto delle cose del mondo. L’uomo nuovo del Novecento e seguente ha bisogno di una visione completa, unificata, della realtà per intravedervi il luogo di incontro delle entità differenti, fino al punto di riuscire a leggere –addirittura- in essa (nella realtà) il luogo di incontro dei due mondi, del Cielo e della Terra.
Florenskij ricorre per portare avanti la sua “visione” delle cose, oltre alla ragione, anche la fede; fede in Dio, che non è Uno, ma è anche Padre, Figlio e Spirito Santo.
Per capire la realtà del mondo -tutto in un unico organismo vivente- è indispensabile, appunto, guardare attraverso il prisma della Trinità.
Come ?
Da una parte si scoprirà nelle cose del mondo la molteplicità e complessità delle stesse, distinte e diverse (che per certi versi presenta analogie con la vita trinitaria), ma al contempo si coglie, è possibile cogliere, l’unità di tutto quanto esiste. Ogni cosa, il loro insieme, come vene in cui circola il sangue, collega tutto in un unico organismo vivente.
Florenskij punta ad accostare questa visione, o lettura del mondo, al modo di esistenza del Dio -Uno e Trino-, ossia al pensare e al vivere alla luce di quel dogma, a cui, secondo lui, fa da contraltare il “nulla” (la morte).
Il messaggio di vita di Florenskij, elaborato dall’osservazione scientifica delle cose per essere poi elevato in termini teologici, è proprio in questo voler “comprendere il tutto e accostarlo alla vita trinitaria”, nel voler “sostenere che al di fuori del tutto (nella frammentazione dell’entropia) c’è il nulla, c’è la morte”.
Vivere, avendo incorniciato il tutto come è nell’assetto trinitario, implica ovviamente immergersi nell’amore, perché la Trinità è amore.
Conclusione:
La legge del caos, della frammentazione (dell'entropia) deve essere vinta nella logica sottesa nella visione delle cose “connesse” fra loro in quanto solo in tal modo acquistano significato, che trovano infatti il modello nella Trinità.

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