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mercoledì 7 settembre 2011

La classe dirigente del paese non si rende conto che la bancarotta può essere evitata riacquistando credibilità: allontanando Berlusconi

La Merkel ha sibillato: «L'Italia è in una situazione greca».
In serata il Senato dovrebbe varare una manovra, tanto ballerina quanto contestata, che seppure rafforzata con misure che si sarebbero dovuto prendere già a luglio, risolverà poco per una ragione molto semplice: è chiaro che i mercati hanno preso di mira l'anello più debole della catena dell'euro - appunto, il nostro Paese - col tacito obiettivo di minare le fondamenta della divisa europea. Tutti hanno capito che l’Italia oltre ad avere conti truccati (ossia iscrizioni in entrata del bilancio di voci irrealizzabili: lotta all’evasione) è strutturalmente destinata alla bancarotta perché non riuscirà mai a ripianare l’immenso debito.
Sia il presidente uscente della Bce, Trichet, sia il subentrante, Draghi, lo hanno ammesso: non è detto che l'istituto di credito europeo continui ad acquistare, come pure ha fatto fino ad ora, i nostri buoni del Tesoro per darci ancora ossigeno. Questo perché, a differenza della Grecia, l'Italia è gravata, appunto, da una tale mole d'interessi sul debito pubblico che nemmeno i forzieri dorati della Fed potrebbero saldare.
In soldoni: rischiamo l'insolvenza. E il crac è purtroppo dietro l'angolo.
La confusione, l'incertezza e la demagogia politica dominanti sono il sintomo percepibile di una drammatica resa dei conti nella quale, più del governo Berlusconi, è in palio la stessa sopravvivenza dell'Europa monetaria.
Tanti pensano che per riacquistare credibilità serva un governo tecnico, magari presieduto da Mario Monti. Ai vescovi non spiacerebbe; la Confindustria non vede l'ora di affidare l'intricato garbuglio a un tecnico gradito; Casini si sente da tempo il padre nobile dell'operazione innescata ai tempi dello strappo di Fini; un governatore (Formigoni) e un sindaco (Alemanno) che contano soffiano sul fuoco; e la grande stampa, capitanata come sempre dal Corriere della Sera, ha superato qualsiasi perplessità al riguardo.
Ma, al dunque: se Berlusconi è l'unico colpevole del disastro paventato perché sulla platea mondiale è divenuto una continua barzelletta, privo di credibilità, perché chi deve non si muove nella direzione di congedarlo per salvare la dignità del paese, ormai oltraggiata persino dal governo spagnolo che sapevamo non fosse un fior di efficacia nel groviglio della crisi ?

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