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sabato 24 settembre 2011

Il male italiano non lo si vuole curare

Secondo calcoli effettuati da chi con i numeri convive, la recente manovra Berlusconi-Tremonti (che contempla anche l'aumento dell'Iva) ha portato la pressione fiscale del nostro paese al 45,7%. In pratica ogni 100,oo euro di ricchezza (e di reddito) che gli italiani producono, il socio-erario si piglia quasi la metà. E' un livello fra i più alti in Europa; in cambio di questa massa di tributi pagati, gli italiani ricevono servizi pubblici fra i più scadenti del vecchio continente.
Esaminando la medesima questione da un altro versante possiamo rilevare che in Italia abbiamo una spesa pubblica che non ha eguali, infatti raggiunge, nel 2011, il 49,9 per cento del totale della spesa del paese.
Nella Grecia che è al limite del fallimento la spesa pubblica si ferma al 49,7 per cento, in Portogallo al 47,7 per cento, in Irlanda al 45,5, in Spagna al 42,9. 
Quelli riportati, per evitare equivoci, sono dati che provengono dalla Commissione europea e indicano l’obesità delle istituzioni italiane che si mangiano la metà della ricchezza complessivamente prodotta, giovandosi, come è noto, del deficit di bilancio e del debito pubblico. 
Questo è il nodo della malattia di cui soffre l'Italia.
Per curare la crisi del paese sarebbe stato necessario, nel contesto della manovra, ridurre la spesa, tagliare le tante voci improduttive e parassitarie annidate nel bilancio di tutte le pubbliche amministrazioni ed invece il governo Berlusconi (incapace, fra l'altro di portare avanti l'iniziale scelta di far saltare le inutili province) ha prescritto la medicina sbagliata aumentando le imposte.
Ecco perchè abbiamo voluto riportare -sopra- l'elenco dei paesi malati del vecchio continente che, comunque hanno una pressione fiscale inferiore al nostro 45,7.
Quel 45.7% corrisponde fra l'altro a quattro punti oltre la media europea.

Dalla combinazione  dei due dati (pressione fiscale e spesa pubblica) è comprensibile la ragione per cui l'Italia non può sperare nel 2011 (ed oltre) in significative crescite del Pil.
Infatti le manovre attuate sottraggono risorse ai cittadini - i quali inevitabilmente spenderanno di meno nei consumi - e mantiene un livello di spesa corrente della pubblica amministrazione estremamente elevato, avendola sottratta a quella per gli investimenti.
Siamo in situazione di stallo, è stata purtroppo somministrata una medicina che alimenterà depressione al corpo produttivo del paese, anziché somministrargli risorse (sottratte con i tagli alle spese improduttive del parassitismo pubblico) che avrebbero rinvigorito il sistema economico facendogli produrre ricchezza.
Ognuno però rifletta: come potranno mai i nostri politicanti eliminare le province, se è proprio in esse che il popolo dei galoppini dei partiti (dal pdl al pd) si alimenta con 3/4 mila euro al mese ?
Per Bersani/Berlusconi è preferibile che muoia il paese piuttosto che la loro rispettiva organizzazione partitica. Ricordiamoci che in giugno, quando la turbolenza economica non si era palesata, sia il P.d. che il P.d.l. votarono contro l'eliminazione delle inutili province.


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