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domenica 14 agosto 2011

Questa sera alle 18,oo si conclude -con i Vespri- la quindicina iniziata e protrattasi con la Paraklisis

La festa del 15 agosto nei libri liturgici bizantini porta il titolo di "dormizione" della Madre di Dio e celebra il suo transito e piena glorificazione inquadrandoli nel mistero pasquale di Cristo, ed è anche una delle feste più popolari tra i fedeli. E' preceduta dalla cosiddetta "piccola quaresima della Madre di Dio", periodo di preghiera e nel passato anche di digiuno che inizia il primo agosto; in queste due settimane che arrivano al giorno della festa, la sera viene celebrata in greco l'antica ufficiatura della Paràklisis ("supplica", "invocazione", "consolazione"), una preghiera alla Madre di Dio molto popolare e amata dai fedeli, ne è testimonianza quanto l'intera comunità di Contessa Entellina abbia reagito all'ignoranza di un sacerdote estraneo alla cultura locale che si proponeva di interrompere secolari tradizioni religiose. 
Nella Paraklisis (quindi, supplica) Maria viene invocata come Madre di Dio, Vergine, Madre del Verbo incarnato, Vergine e Madre divina, titoli in rapporto alla sua divina maternità, oppure con altri legati alla sua funzione nel mistero della redenzione:
-potente nell'intercessione,
-baluardo inespugnabile,
-fonte di misericordia,
-causa di letizia,
-fonte di incorruttibilità,
-torre di sicurezza.
Nella liturgia del 15 agosto i testi dell'ufficiatura e della liturgia (tropari, kontàkia) sottolineano la gioia e l'allegrezza. Non il lutto, il pianto per la morte, bensì la celebrazione, nel senso più forte e più liturgico del termine, del transito della Madre di Dio. I testi della festa incentrano tutto il mistero di Maria nell'economia della redenzione:
protettrice,
fonte di Vita,
trono dell'Altissimo,
Madre dell'eterna luce,
Madre di Dio;
essa è, come le altre creature, sottomessa alla morte, ma la Vita che da lei è nata la fa nascere alla vera vita.
La liturgia di questo giorno, con delle espressioni poetiche spesso contrastanti, manifesta e confessa quella che è la fede della Chiesa:
 "La fonte della vita è deposta in un sepolcro; la tomba diviene scala per il cielo".
La professione di fede dei primi concili della Chiesa si rispecchia nella liturgia odierna: "Sposa tutta immacolata e Madre del beneplacito del Padre, colei che da Dio è stata prescelta come luogo della sua unione senza confusione, consegna oggi l'anima immacolata a Dio creatore".
La liturgia del 15 agosto dà ai fedeli due testi neotestamentari.
1) Il primo (Filippesi, 2, 5-11) è il canto dell'umiliazione di Dio: per glorificare e portare l'uomo sua creatura alla primitiva gloria e bellezza il Verbo di Dio si abbassa e si fa uomo.
2) Il brano del Vangelo (Luca, 10, 38-42 e 11, 27-28) è applicato a Maria, alla Chiesa e a ognuno dei cristiani chiamati a essere fedeli all'ascolto della Parola di Dio. È come se la liturgia bizantina, chiudendo l'anno liturgico - siamo nell'ultima grande festa del calendario - consegnasse alla Chiesa e a ogni cristiano questa parola del Vangelo: "Beati quelli che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica".
L'icona che la Chiesa propone
L’Assunzione della Vergine esprime l’adagio patristico diffusosi a partire da Ireneo di Lione, nel II secolo: “Dio si è fatto uomo perché l’uomo possa diventare Dio”. Diventare Dio: cioè un vivente la cui vita non ha limiti, una vita liberata dal male e dalla morte. Per descrivere questa festa, Olivier Clement (studioso francese della Chiesa bizantina) accosterava l’una all’altra due icone: quella della Vergine con il bambino e quella della Dormizione-Assunzione.
Nella prima è la madre a reggere e proteggere il bambino, e a volte, come nella “Vergine della tenerezza”, essa appoggia il proprio volto al volto minuto del Figlio. Maria, a nome di tutta l’umanità, accoglie Dio. Prima assunzione: quella della divinità da parte dell’umanità.
Nella seconda icona, avviene esattamente il contrario: la madre è morta; le sue spoglie sbarrano orizzontalmente la composizione; ma lo spazio della morte si apre, appare Cristo, vittorioso, verticale di luce che fa dell’icona una croce di gloria. Egli prende tra le braccia l’anima non disincarnata di sua madre, rappresentata come una bambina che porta a compimento la sua nascita nel regno. Seconda assunzione, questa volta dell’umano da parte del divino.

2 commenti:

  1. Chi scrive è il re degli ignoranti!!!!!!!!!!!!!!!! Non è questa la vera fede,sapete fare solo pagliacciate,bugiardi,se a partecipare è stata tutta la comunità di contessa siamo ridotti veramente male!!! Tutti questi sono rimasti a contessa ? Gli altri sono andati a trovare i loro parenti in Albania?

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  2. L'Ignorante per antonomasia è chi non trova in sè la dignità di assumere la responsabilità di ciò che scrive.
    L'anonimato, lo stare da miserabile nell'ombra delle tenebre, è il culmine dell'ignoranza e la vetta dell'autoriconoscersi inadeguato a sostenere un discorso in cui sia contenuto soggetto, verbo, complemento etc.
    Non sono i punti esclamativi che recano la verità.
    Brevemente:
    La Chiesa ha racchiusa la FEDE nel "Credo", povero/a ignorante !
    Per colpa degli esseri delle tenebre di cui sei esemplare, siamo indotti a cambiare le regole di questo Blog.

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