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venerdì 8 luglio 2011

Un pò di finanza pubblica. L'Italia è o no nei guai ? la Grecia è lontana ?

Gli analisti internazionali bocciano la manovra economico-finanziaria del governo.
E da parte sua il governo accusa gli analisti di formulare giudizi senza avere letto il testo della manovra.
La verità è che questi analisti che manifestano perplessità e preoccupazioni sulla solidità finanziaria del nostro paese stanno diventando tanti, troppi.
Perché tante apprensioni ?. 
E' opinione diffusa fra gli economisti che l'indebitamento di uno stato divenga pericoloso quando non si genera abbastanza reddito (incrementale) da pagare gli interessi. Ecco perchè non è necessario leggere tutte le pagine della "manovra".
Quale è la situazione italiana ?
Nel 2010 la spesa per interessi è stata pari a 70 miliardi di euro, pari al 4,53% del Pil.
Noi italiani non abbiamo tassi di crescita di quel livello (4,53 del Pil) da tempo immemorabile. Questi ormai sono tassi di sviluppo che conoscono i paesim in via di Sviluppo, Cina, India, Russia, Brasile etc.
I risparmiatori italiani, ignari della regola che vige negli ambienti degli analisti, finora hanno continuano a ingurgitare quantità enormi di debiti pubblici, rendendo possibile, almeno per ora, la politica di spesa del governo, spesa che sappiamo essere per buona parte improduttiva, per non dire parassitaria.
Finora è andata quindi bene !
Tra quest'anno e il prossimo scadono 600 miliardi di titoli. E' pertanto evidente che, nonostante la parsimonia delle formiche private (famiglie italiane che comprano bot e titoli di stato), le cicale pubbliche non potranno continuare a scialacquare. I governatori alla Lombardo, per dire, non possono tenere 150 auto blu, berline etc. tutte con autisti come se si trattasse della corte dello sceicco del ...
I giudizi severi degli analisti non sono campati in aria.
Nel 2010 le amministrazioni pubbliche (Stato, regioni, enti locali etc.) hanno speso 794 miliardi di euro, il 51,2% del pil., ossia la metà di quanto produce l'Italia che lavora.
La spesa per interessi costituisce solo l'8,84%, mentre la spesa per "prestazioni sociali" rappresenta il 43,3% delle spese totali, e i redditi da lavoro dipendente il 21,7%.  Pensare che l’economia del nostro paese possa crescere quando lo Stato e le altre amministrazioni pubbliche assorbono oltre il 51% del reddito nazionale è irrealistico, il fardello è troppo pesante.
Mai nessun paese al mondo ha avuto uno sviluppo sostenuto quando la spesa pubblica supera il 40% del reddito nazionale.
La Svizzera è quasi priva di risorse naturali, non ha una popolazione omogenea, avendo lingue nazionali, religioni ed etnie diverse, eppure è il Paese più ricco in Europa. Perché?
E' l'unico Paese europeo nel quale la spesa pubblica non supera il 35% del Pil e ha un federalismo cantonale vero, non lo scimmiottamento che ne abbiamo perpetrato in Italia,
Ma torniamo al quesito di partenza: dobbiamo preoccuparci per il nostro futuro ?
La risposta è sì.
La manovra contiene fra gli altri "errori" anche una norma che sembra studiata apposta per punire i risparmiatori (rei di avere consentito alla pubblica finanza di sopravvivere alle sue larghezze) e terrorizzarli.
Secondo Francesco Forte, ministro delle finanze nella prima repubblica e professore di Scienze delle Finanze, l'aumento bifase del tributo di bollo sui documenti dei depositi bancari ... introdotto di soppiatto per colpire i risparmiatori, che investono i soldi in titoli, ricorrendo alle banche o alla posta produrrà l’effetto di "spaventare la massa dei risparmiatori" proprio come fece Amato nel giugno del 1992, quando derubò i titolari di conti correnti sottraendo loro una parte del deposito.
Gli analisti internazionali non hanno torto a definire l'Italia in zona "rischio". E i mercatri internazionali vendono i titoli di Stato italiani che finora hanno assorbito le famiglie "incaute".
Tremonti, questo governo non sapranno purtroppo metterci in zona di sicurezza. Il guaio che l'alternativa non esiste.
E nessuno pensi che gli analisti ed i mercati internazionali complottino ai danni di chi non ha saputo governare.

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