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domenica 5 giugno 2011

Referendum. L'acqua non è una merce come altre, nessuno faccia profitti con essa.

Nel 2010, il governo ha imposto una disciplina secondo cui le aziende pubbliche devono dismettere buona parte del loro capitale a favore dei privati entro il dicembre 2011.
Per far revocare questa disposizione si sono costituiti i Comitati che si propongono di difendere la gestione pubblica dell’acqua, bene comune di vitale importanza.
In vista del referendum del prossimo 12 giugno, questi Comitati si battono per il SI’ per l’Acqua Bene Comune”, e si propongono di informare tutti gli italiani del pericolo che corrono.
RICORDIAMO CHE ESSENDO I REFERENDUM ABROGATIVI PER DIRE NO ALL’ACQUA PRIVATIZZATA SI DOVRA’ VOTARE SI
Il motto del movimento implica che tutti si sentano chiamati a schierarsi, a partecipare e a condividere, dal momento che partiti, multinazionali, banche e imprenditori stanno cercando di mettere le mani sulle aziende pubbliche dell’acqua e sui rubinetti di milioni d’italiani.
Il movimento si batte contro la logica del mercato e vuole che a decidere in proposito sia il pubblico cittadino.
Obiettivo della mobilitazione è ottenere una partecipazione massiccia ai referendum su acqua pubblica.
I rischi che si corrono dalla privatizzazione dell’acqua, derivano dal considerare l’acqua una merce, alla pari di qualsiasi altro bene che si trova sul mercato.
L’ingresso di interessi privati nella gestione di beni comuni come oggi l’acqua (in un domani … dell’aria che respiriamo) è inaccettabile e con il referendum si vuole affermare la volontà degli italiani di far ritornare l’acqua nell’ambito che le compete, ossia come diritto umano universale e bene comune, e abrogare quelle norme che negli ultimi 15 anni hanno portato alla progressiva privatizzazione del servizio idrico”.
La battaglia è infatti indipendente dagli schieramenti politici che oggi sono dominanti. Entrambi infatti hanno concorso a creare l’odierna situazione che vede il rischio che l’acqua diventi una “merce”. E' ovvio che adesso taluni partiti cerchino di mettere il cappello sui Referendum, dopo aver concorso alla lunga serie di leggi che hanno avuto inizio cxon la "legge Galli" del 1994.
L’idea di chi vuole abrogare le leggi, e quindi votare SI nei referendum è che una gestione pubblica e condivisa difende il territorio, perché proprio dai territori deve nascere la spinta al recupero e alla difesa dei beni comuni.

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