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mercoledì 29 giugno 2011

27 rappresentanti del popolo siciliano (su 90) sono indagati dalla Magistratura

Corruzione, concussione e peculato sono solo alcuni dei capi d'accusache pendono sui rappresentanti del popolo.

Con l'arresto, due giorni fà di Cateno De Luca sono complessivamente 27 su 90 i parlamentari regionali siciliani che sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla magistratura per una serie di reati che vanno dalla corruzione e concussione al peculato, dalla truffa all'abuso d'ufficio e falso.
Essendo un costume diffuso, ovviamente, tra costoro non poteva mancare anche la punta istituzionale più alta: il governatore Raffaele Lombardo è infatti, pure lui, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Lo stralcio della sua posizione da parte della procura di Catania, avvenuta qualche settimana fà, sarebbe però, secondo i bene informati, propedeutica alla richiesta di archiviazione.
Nella corrente legislatura (iniziata tre anni fà) gli ordini di custodia cautelare hanno raggiunto finora quattro deputati.
Oltre a De Luca sono finiti in manette: il deputato del Pid Fausto Fagone, (concorso esterno, nell'ambito dell'inchiesta catanese "Iblis"); Gaspare Vitrano del Pd, accusato di avere intascato una tangente da un imprenditore del settore fotovoltaico e che ieri è stato rimesso in libertà anche se nei suoi confronti i giudici hanno disposto la misura del divieto di soggiorno in Sicilia.
Agli arresti domiciliari è finito anche il deputato ragusano del Mpa Riccardo Minardo per una truffa ai danni dello Stato e dell'Unione europea.
Tra gli indagati c'è Franco Mineo, il deputato di Forza del Sud ritenuto prestanome dei boss del quartiere palermitano dell'Acquasanta, sul quale pende una richiesta di processo per intestazione fittizia di beni, usura, concussione e peculato.
L'Ars ha salvato con il voto d'aula (è il modo con cui in Sicilia una mano lava l'altra) lo scranno di Santo Catalano, il deputato del Pid che aveva patteggiato una condanna per falso e abuso d'ufficio nell'ambito di una vicenda di abuso edilizio. Con voto a scrutinio segreto e trasversale, è stata respinta la richiesta della commissione verifica poteri che aveva deliberato la decadenza del politico per "incandidabilità originaria

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