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sabato 26 marzo 2011

150°. Un arbrësh protagonista dell'Unità d'Italia

   E' capitato due giorni fà di ascoltare, in un Convegno svoltosi al Circolo Ufficiali di Palermo, la relazione del prof. Ignazio Parrino, di Palazzo Adriano, sul ruolo della cultura greco-bizantina degli arberesh negli ultimi cinquecento anni. E' spuntata fuori dall'interessante esposizione, come era prevedibile, la figura di Francesco Crispi.
    Rientrava nei propositi del Blog di dover delineare nel quadro del 150° dell'Unità il profilo di questo patriota, profilo controverso ma pur sempre appartenente ad un personaggio di primo piano nella storia dei primi quarant'anni del Regno d'Italia.
  Per un tratto conoscitivo  della complessa figura  inizieremo valutando il ruolo dell'ex-allievo del seminario greco di Palermo nelle settimane di presenza di Garibaldi in Sicilia, durante l'epopea dei mille.
-Il 14 maggio 1860, erano trascorsi tre giorni dallo sbarco a Marsala, a Salemi il Generale emanò il famoso decreto con cui dichiara di assumere "su invito di nobili cittadini e sulle deliberazioni dei comuni liberi dell'isola" la dittatura in Sicilia, nel nome di Vittorio Emanuele, re d'Italia.
  Con questo provvedimento Garibaldi concentrò nelle proprie mani tutti i poteri al fine di far fronte alle esigenze della guerra contro le truppe borboniche.
  E' legittimo supporre, nonostante le smentite che si rinvengono negli scritti dello stesso patriota siciliano, che Francesco Crispi non sia stato estraneo a questa iniziativa. Lo statista di origine arberesh era in grado infatti di saper valutare, per esperienza diretta in base a quanto era accaduto nella rivoluzione del 1848, gli inconvenienti che le forme ordinarie di conduzione dei moti avrebbero prodotto con una pluralità di indirizzi e senza l'univocità delle decisioni.
Nessuno degli storici dubita che la conduzione militare delle operazioni contro i borboni sia stata di esclusiva competenza di Garibaldi e che l'insieme delle questioni politiche, legislative ed amministrative nella prima fase dell'avanzata dei mille sia invece stata di esclusiva competenza di Crispi.
-Il 17 maggio infatti Crispi venne nominato "Segretario di Stato", senza alcun altro ministro che lo affiancasse.
Quale è stata la sua strategia politica ?
Sicuramente quella di "saper uscire dall'imbarazzo (della rivoluzione)  ed assicurare la società siciliana che nulla era caduto meno che il dispotismo di un principe e che tutti gli interessi sarebbero stati rispettati col nuovo regime". In pratica Crispi si proponeva di assolvere al compito di rassicurare l'establishment siciliano dalla novità che discendeva dal mutamento di regime.
-Il 30 maggio, proprio all'insegna di quest'intendimento, vennero sciolti i Comitati rivoluzionari che si erano costituiti appena il 27 maggio un pò in tutti i comuni della Sicilia occidentale per provvedere alla guerra.
-Il 2 giugno venne pubblicato un decreto con cui la Segreteria di Stato, occupata appunto da Crispi, venne articolata in sei ministeri (Guerra e marina, Interno, Finanze, Giustizia, Istruzione pubblica e culto, Affari esteri e commercio). Crispi restò Segretario di Stato senza portafoglio.
-Il 18 luglio, essendosi in conseguenza della guerra spostato da Palermo, Garibaldi affidò il potere dittatoriale al generale Sirtori, affiancato nel ruolo di Segretario di Stato da Crispi, pur non essendo ben vista dagli ambienti vicini ai Savoia la sua presenza, a causa dell'ascendenza esercitata su Garibaldi.
-Il 22 luglio Garibaldi nomina Pro-dittatore Agostino De Pretis, revocando il decreto a favore del generale Sirtori. De Pretis era giunto da Torino con un decreto sovrano e con la data lasciata in bianco, per svolgere le funzioni di Regio Commissario. Segno questo che i rapidi successi garibaldini cominciavano ad impensierire i Savoia. Il Generale non tenne conto del decreto regio e nominò De Pretis Pro-dittatore, fermo restando il ruolo di Segretario di Stato affidato ancora a Crispi.
Il pro-dittatore non tardò però ad abolire la carica assegnata a Crispi per nominarlo però Ministro degli Interni.
Fino a questa data Crispi, grande conoscitore della legislazione del Regno delle Due Sicilie, aveva operato legiferando nel contesto dell'Ordinamento borbonico, proprio in ossequio alla strategia finalizzata a non creare timori nell'establishment dell'isola, pur innovando ed introducendo i principi della democrazia liberale in tutti i territori che via via venivano liberati.
-Il 14 agosto il modo di legioferare, con una serie di decreti, venne disposto che dovesse essere quello prescritto dallo Statuto Albertino.
-Il 23 agosto venne definito un Regolamento sul modo di operare del Consiglio dei Ministri;
-Il 16 settembre vennnero delineati i poteri del pro-dittatore, ma il De Pretis evidentemente nell'intento di accellerare l'annessione delle terre del Sud ai Savoia, rassegnò le dimissioni;
-Il 17 settembre Garibaldi nominò pro-dittatore Mordino;
-Il 20 settembre venne ripristinato il ruolo della Segreteria di Stato, ma non venne affidato a Crispi.
-Il 7 Ottobre tutti i poteri tornarono ai due pro-dittatori (essendo stato sciolto il Consiglio dei ministri) in vista dell'imminente indizione dei plebisciti di annessione.
   In tutta la scansione di avvenimenti da noi tratteggiata c'è la mano (o meglio l'intelligenza politica) di Crispi democratico e repubblicano, il cui ruolo politico del dopo Unità, negli anni seguenti, sarà quello di esponente della Sinistra storica e pertanto di oppositore alla linea moderata incarnata per oltre un decennio dalla Destra di Rattazzi, Sella ed altri.
  Sarà a fine Ottocento che Crispi assumerà il ruolo di Presidente del Consiglio, ma allora, in un differente clima politico, anche lui avrà subito la metamorfosi che lo porterà fino al punto di essere fra i responsabili della repressione dei moti del 1893 (fasci siciliani). Ma questa è un'altra storia, su cui non mancherà occasione per intervenire.

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