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domenica 27 febbraio 2011

La Felicità. Secondo la scienza economica

Adamo Smith
Spesso si ritiene che gli economisti, gli studiosi dei fenomeni socio-economici, hanno a che fare sempre con i numeri e con questioni materialistiche, e che siano aridi nello sviluppare le loro argomentazioni. Così non è. Essi analizzano, è vero, le condizioni che possono condurre al conseguimento del benessere materiale ma anche quelle per conseguire la felicità interiore.
 Il filosofo ed economista John Stuart Mill scriveva che la felicità non si raggiunge se la cerchiamo ma solo indirettamente, dedicando la vita a una missione culturale, artistica o alla cura di altre persone. Sentendosi, in pratica, parte di una comunità.
 E un altro filosofo ed economista, lo scozzese Adam Smith, diceva che si diventa felici solo quando ci si cura del benessere altrui.
 Entrambi sottolineavano, quindi, che la soddisfazione di vita deriva da una prassi, da un comportamento, e non dall'autoimposizione di uno stato d'animo.
  Entrambi non furono religiosi, ma pervennero alla medesima conclusione del messaggio evangelico.
  La felicità intravista dagli economisti, come quella indicata dai testi biblici, esige  la responsabilità, l’onestà, la frugalità, l’abilità e l’auto-controllo.

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