StatCounter

venerdì 28 gennaio 2011

E' passata la settimana sull'ecumenismo. I gravi interrogativi.

Iniziativa ecumenica a Palermo
La prospettiva di fede di qualsiasi comunità  è determinata dalla propria identità e dalla propria origine. Agli occhi di un Monsignor Tamburrino, o di un Cardinale Sandri, l'attaccamento dei contessioti al rito greco-bizantino può sembrare strano e fuori dal tempo. Il fervore e l'entusiasmo rappresentano invece una tradizione antica ed autentica del Cristianesimo bizantino che è sicuramente più vicino e aderente al periodo apostolico (sia pure sotto l'influsso ellenistico) di quanto lo sia l'approccio romano e peraltro non ha nulla da spartire con le pratiche devozionali, sentimental-pietistiche e falso-mistiche di tanti segmenti  (non tutti, per fortuna) del sentire "latino". 
Oggi le tre realtà greco-bizantine d'Italia sono sistematicamente umiliate dall'essere "senza fine" commissariate. A decidere il Commissariamento sono cardinali e prelati "romani", forti del non saper interpretare.
L'unità è intesa, da costoro, come primato latino (Cardinale Sandri, Monsignore Tamburrino, ...) sulle minoritarie chiese bizantine. Pensiamo un poco: mai ci sarà, mai assisteremo ad un Eparca Bizantino o Melchita che, nominato "Delegato pontificio" per esempio a Monreale andrà ad imporre a quell'arcivescovo il rispetto della Bolla di Giovanni XXIII con cui Santa Maria del Bosco è stata, negli anni sessanta, inclusa nella giurisdizione di Piana degli Albanesi.

Cosa ci sta a fare un delegato pontificio a Piana degli Albanesi ? Siamo in tanti a chiedercelo.
Alla gente non è mai stato spiegato, non è mai stata data alcuna spiegazione; i sussurri fra le strade dicono molte cose, attendibili e meno attendibili, credibili e meno credibili.
L'unità romana, l'unità imperiale pontificia, viene intesa a Roma come estinzione, subordinazione dell'identità bizantina. Il fanatismo, l'ignoranza, addirittura la provocazione di un Don Mario Bellanca a Contessa Entellina ai danni dei greco-bizantini hanno attendere tre anni per essere rese innocue.
Ma, ed è questo un punto grave, si è dovuto pure pagare un prezzo:
la vittima della mancanza di amore, dell'orgoglio e del disprezzo coagulate dal sacerdote "romano" nella sua "Teologia delle porte chiuse") ha dovuto pagare col trasferimento ad altra sede la sua "debolezza" e la sua "mitezza". Papas Nicola Cuccia, colpevole di avere frapposto la preghiera continua, per quindici giorni, nei gradini esterni della Chiesa della Favara, alla brutalità del portone sbarrato è stato trasferito.
Il prete latino, il teologo, continua a vivere, a carico dell'8 per mille, a Contessa Entellina senza che abbia mai pensato di adeguarsi al decreto eparchiale che lo vuole presso la Chiesa di San Vito, a Piana degli Albanesi.
Il risultato di una Eparchia che non ha ben percepitpo cosa significhi "unità", intendendola come subordinazione inoperosa, stanca, avvilita, rinunciataria alla curia Romana, è che da parte di noi tutti si debba oggi ammirare le Chiese Ortodosse che hanno ben capito, più di noi sicuramente, cosa intenda la Chiesa di Roma quando discute di unità delle chiese.
Con questo scritto non intendiamo alimentare di certo sentimenti di diffidenza o di ostilità nei confronti della arrogante gerarchia "romana", che come tutti rileviamo si fonda unicamente sull'arroganza economica. No, noi condividiamo l'unità, purchè la si intenda come comunione di "alterità", comunione fra diversi, comunione senza subordinazioni autoritarie, comunione nella carità e nel rispetto reciproco.
Le tre realtà greco-bizantine d'Italia non possono morire per soffocamento, per il peso di "delegati pontifici" che di tutto sono esperti, tranne di saper interpretare e rappresentare una identità che non gli appartiene.
Quanto da noi qui scritto non esclude l'inettitudine di chi dovrebbe rappresentare le tre comiunità e per misteriose ragioni non ardisce muovere parola.

Nessun commento:

Posta un commento