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mercoledì 1 dicembre 2010

Satira. Rivitalizzare l'Eparchia aspettando che il tempo faccia tutto da solo

ridere o piangere ?
Nenè: Hai saputo che Mons. Tamburrino verrà a visitare l’Eparchia a fine mese ? Il farfallone che aveva messo la voce in giro su una visita in questi giorni novembrini  in verità sperava  che gli venisse concessa il prima possibile una pacca sulle spalle pre-Natalizia.
Calogero: Si ho saputo che verrà (forse) in Dicembre. E’ una persona intelligente: sta sperando che tutti i problemi che assillano l’Eparchia si risolvano da soli. In particolare spera che il Bellanca si trovi una nicchia in quel di Bisacquino e così almeno si ritroverà sul tavolo una questione in meno.
Nenè: Secondo me oltre ad aspettare che il Bellanca si trasferisca nei locali che furono di “fra Antonio”, l’ultimo monaco degli anni sessanta del Novecento della Chiesa del Balzo, egli aspetta che gli arrivino sul tavolo i rapporti dei responsabili delle chiese greco-bizantine di Mezzojuso e Contessa Entellina con cui suggeriscano la chiusura per riduzione di fedeli.
Calogero:  Certo, anche questa eventualità ridurrebbe la gravità dei problemi da affrontare. Avere a che fare con due parrocchie in meno è sempre un sollievo in più.
Nenè: Però questo Monsignore è un personaggio dalla lunga esperienza ! Secondo me si è affinato, come evidenziava qualche giorno fa il blog, durante i sedici anni di guida dell’Abazia di Grottaferrata. Durante questi sedici anni ha sempre atteso infatti che arrivi il momento in cui l’ultimo monaco vada a dirgli che si sente male e che vorrebbe ricoverarsi in Ospedale. E’ la filosofia secondo cui il tempo lenisce e addirittura risolve ogni problema.
Calogero: D’altronde ad aiutarlo nel processo di seppellimento dell’Eparchia stanno contribuendo dei bravi sacerdoti, i quali –per esempio- per semplificare la loro attività burocratica nell’esercizio del ministero somministrano per la comunione non più il pane ma l’ostia. Inoltre nel giorno di domenica invece di gioire e trasmettere la felicità nella speranza cristiana della Resurrezione si “stinnicchiano” fino ad abbracciare la terra per trasmettere, anche in quel giorno, paura e miseria umana. Certo, poi nel corso delle celebrazioni domenicali non è che manchino le occasioni di spettacolarità con i bambini irrequieti che arrivano ad infilarsi …. .Solo così, finalmente teatralmente, la gente, di domenica (non sempre però), può scoppiare a ridere, segno eloquente che Cristo è risorto.

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