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giovedì 21 ottobre 2010

Il Cardinale Angelo Scola in un libro azzera il Bellanca-pensiero

Padre Mario. Il giacobino del terzo millennio che vorrebbe una statua come quella di Atanasio Schirò


Il giacobino
Contessa Entellina tutta ha -negli anni e nei mesi passati- seguito le imprese del “teologo delle porte chiuse”. Non c’è stata famiglia, non c’è stato ambiente che non abbia argomentato sull'intuizione che grosso modo suona in questi termini: “La chiesa è mia, è dei miei fedelissimi, è dei miei parrocchiani, e pertanto lascio fuori da essa papas Nicolino ed i suoi seguaci”.

Interesse generale e l’indifferenza
Contessa Entellina religiosa, Contessa Entellina laica, Contessa Entellina indifferente si è interessata, è stata interessata da questa tesi, compresi i/le falsi/e intellettualoidi che su facebook sbuffavano; costoro erano primi nel leggere sul blog ogni “diceria” e a creare “gruppi” su facebook. Tutti hanno fatto bene, benissimo, riteniamo noi, ad interessarsi. Questo interesse generale ci ha fatto ricordare la Costantinopoli di Giustiniano, quando dallo scaricatore di porto al senatore dell’Impero tutti dibattevano -in ogni dove- della Santa Trinità.
Sappiamo benissimo che tanto interesse risente in parte minima di fede, in parte di interesse culturale ed in parte di “amor di cortile”. Trattandosi comunque di un interesse generale potrebbe essere utile che qualcuno, a Piana degli Albanesi, raccogliesse tanta attenzione per modulare opportune iniziative di canalizzazione.
In ogni caso, ci piace evidenziare che l’interesse dei contessioti è preferibile al diffuso disinteresse che investe su ogni aspetto della vita sociale l’Italia e l’Europa dei nostri tempi.
Oggi la politica, la vita civica, l’intransitabilità delle nostre strade, il tenore di vita generale che si contrae, le tasse sempre più incisive, il Bersani dormiente, il Berlusconi sempre più ricco, non suscitano da parte della gente alcun interesse, tutto è lasciato all’indifferenza.
Però se padre Mario è riuscito a coagulare tanto interesse non è detto che l’indifferenza debba essere la condizione esistenziale di oggi e di domani, o la pratica quotidiana del nostro esistere. A dirlo non siamo noi del Blog, ma lo dice in un bellissimo libro che ci piacerebbe (lo diciamo con sincerità) regalare a Padre Mario (se sapessimo che egli non pensa di noi che stiamo gongolando).
Il libro è di un principe della Chiesa, del cardinale Angelo Scola: “Buone ragioni per la vita in comune”.

Il Cardinale
Il patriarca di Venezia, nel libro, apprezza la società “plurale” di oggi (quale per fortuna è, anche sotto l’aspetto religioso, Contessa Entellina) ed esalta le differenze culturali fino al punto di gioire delle differenze. Egli è preoccupato che dalle differenze (che esalta a più non posso) si possa passare alle in-differenze, all’appiattimento. Appiattimenti che a Contessa potrebbero avvenire dagli accordi presunti, affermati e/o negati. Il Cardinale in ogni tentativo che punta alle parificazioni, alle cancellazioni di origini diverse, vede un pericoloso scivolamento verso l’in-differenza. Sappiamo, infatti, che il peggior nemico della Chiesa del Terzo millennio è l’in-differenza. Egli fra le righe chiama ignoranti tutti gli operatori dell’appiattimento.
Scola prosegue auspicando una società in cui la convivenza civile consista nella reciproca valorizzazione di identità e di esperienze diverse; esperienze diverse che devono restare tali, infatti il Cardinale ammonisce perché nessuno punti a “neutralizzare” le visioni sostantive e religiose differenti.
I “giacobini” della religione (ci chiediamo: ma il Cardinale ha avuto modo di conoscere padre Mario ?) oggi, dice Scola, sono fuori tempo. Oggi la Fede cammina con la ragione e pertanto è tenuta a rispettare tutti i “diversi”.
Scola auspica che il laicato -cattolico e non- sostenga la multietnicità e la convivenza democratica non tanto in vista della tolleranza ma soprattutto per scoprirne la “positività”.
Le tradizioni, dice il Cardinale, non devono né essere trascurate né annacquate. Tutte le tradizioni devono poter portare il proprio contributo all’edificazione del “bene comune”. E’ preoccupato che il laicato possa non saper raccogliere le idee così lucidamente da lui esposte e si chiede, verso la fine delle pagine del libro, quali forze politiche e culturali possano raccogliere in Italia ed in Europa queste tesi, traducendole nelle adatte forme giuridico-istituzionali.

Angelo Scola
“Buone ragioni per la vita in comune”
Mondadori, Milano, pagg. 108, €. 17,50

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