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mercoledì 6 ottobre 2010

Contessa Entellina, tra la farsa e la tragedia

Guardiamoci intorno !
Contessa Entellina non è altro che un semideserto sia sotto il profilo demografico, ambientale e soprattutto umano. La disoccupazione endemica, fenomeno che non mostra prospettive di ridimensionamento, ci caccia via dalle case, tante case, ricostruite dal post-terremoto in poi. Ci caccia via per cercare futuro e per coltivare speranze altrove.
Non è solo la situazione socio-economica a deprimere i “superstiti”; a Contessa Entellina viviamo anche in un buco nero culturale, con l’Amministrazione comunale ridotta ad affare per il sostentamento (grazie all’indennità di carica) di cinque/sei persone. Gli Amministratori nemmeno ci provano ad ammantare di piccoli drappi valoriali o programmatici la loro presenza in Municipio. D’altronde al bar è facile sentire argomentazioni che giustificano l’essere “assessore” con il riscuotere l’indennità di carica, ossia come occasione/opportunità per sbarcare –per cinque anni- il lunario.
La Chiesa locale, da secoli sotto la guida di uomini di spessore e pertanto dispensatrice di valori e principi di vita, oggi è ridotta a organismo -spesso e volentieri- ridotto a cacciare via dalle sue mura questo o quello con l’argomentazione che ognuno deve “pregare nella propria chiesa”, come dire nella propria “putia” (=bottega).
Contessa Entellina, il paese dei tanti pensionati, oggi risulta, all’occhio dei suoi figli che hanno ancora voglia di amarla, scontenta, debole, disoccupata, piena di precari, di malati, di poveri (non solo sotto il profilo sociale).
Cosa occorre per dire basta ?
Cosa serve per dire no a quel qualcosa inafferrabile che ci ha trascinato in questo stato ? che ci ha trascinato alla mancanza di futuro per l’inconsistenza del presente e per l’azzeramento (per opera di qualsiasi … ciancianese) del passato ?
A Contessa Entellina siamo in uno stato tale, che non riusciamo più a manifestare il dissenso, siamo tutti assuefatti, stanchi, morti nell’animo.
Se la politica è divenuto “affare personale” per sopravvivere, come può la gente affidarsi alla politica per rivendicare, protestare, richiedere dignità, lavoro, identità ?
Se Berlusconi, il ricco per antonomasia, diventa sempre più ricco ed i poveri diventano sempre più miseri (sto parlando della comunità di Contessa Entellina) come possiamo mai pensare che questo andazzo potrà finire bene ?
Siamo davanti ad un precipizio di natura socio-culturale-economico.
Come fanno i “pensionati di indennità di carica” che siedono, meglio dire dormono, in Municipio a non accorgersi che il nostro paesino è già quasi “affossato” e che ciò sta avvenendo indipendentemente dalle loro insufficienze e/o colpe (che esistono) e dalle loro ragioni (che non vanno escluse a priori anche se assai in lontananza) ?
Se quanto tratteggiato dovesse apparire catastrofismo a qualcuno, come mi aiutate a definire coloro che riscuotono i dividendi (=indennità di carica) da una comunità così ridotta ?

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