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sabato 25 settembre 2010

Un editoriale di Don Enzo Cosentino sulla rivista di Mezzojuso "Eco della Brigna"

Editoriale “Eco della Brigna” n° 77 settembre 2010
Insieme da cinquant’anni
L’8 luglio di cinquant’anni anni fa, con la bolla “Orientalis Ecclesiae” di Giovanni XXIII, le Comunità di rito latino di Mezzojuso, Palazzo Adriano e Contessa Entellina venivano accorpate alla giovane Eparchia di Piana degli Albanesi, dove i fedeli di rito latino sono parte integrante dell’Eparchia ed il Vescovo è l’unico Pastore per tutta la Comunità, caso unico nella storia della Chiesa (tranne Skopje in Macedonia).
Certamente alcune Comunità latine, specie Palazzo Adriano e Contessa Entellina (Arcidiocesi di Monreale), non accettarono di buon grado l’accorpamento alla nuova Eparchia. Le cronache del tempo parlano addirittura di disordini, che il quotidiano L’Ora riporta nella cronaca del 9/08/1960 e del 18/08/1960 con i rispettivi titoli “Incidenti fra latini e greci”, “Guerra di Religione a Palazzo Adriano”. Addirittura durante la celebrazione del Concilio Ecumenico Vaticano II si era costituito un Comitato “per la difesa del rito latino in Palazzo Adriano e Contessa Entellina”.
Nel tempo la voglia di protestare e chiedere aiuto attraverso lettere indirizzate alle personalità ecclesiastiche più svariate o ai Dicasteri della Sede Apostolica ha contagiato tutti, greci e latini, creando addirittura delle scuole o correnti che non cito per decoro oltre che per mancanza di spazio. Un’autentica vergogna!
I nostri Padri hanno atteso secoli per realizzare il sogno di istituire le Eparchie in Calabria e in Sicilia. E’ veramente ammirevole il loro lavoro ed impegno. Il Servo di Dio P. Giorgio Guzzetta (1682-1756), con l’istituzione del Seminario Italo Albanese-Greco di Palermo, poneva le fondamenta per assicurare alla Chiesa di rito bizantino un clero ben formato spiritualmente e ben preparato per operare nelle colonie albanesi. Nel 1929 in risposta all’appello della “Rerum Orientalium” di Pio XI, sotto la guida illuminata del Card. Lavritano, sorgeva, nelle Comunità albanesi di Sicilia, l’Associazione Cattolica Italiana per l’Oriente Cristiano, con le conseguenti settimane di preghiere e di studi per l’Oriente Cristiano. Dopo la creazione della nostra Eparchia, nel 1937, iniziava il lavoro per l’organizzazione della nuova realtà ecclesiale e per il ristabilimento della purezza del rito. Dal 13 al 16 ottobre 1940 veniva celebrato un Sinodo intereparchiale. Il Card. Ernesto Ruffini, nel 1957, riprendeva il movimento per l’Oriente Cristiano: memorabile la VII Settimana di preghiere e di studi per l’Oriente Cristiano, con il discorso inaugurale del Patriarca di Venezia Card. Angelo Roncalli. E tante altre sono state le iniziative fino ai nostri giorni, non ultimo il 2° Sinodo Intereparchiale celebrato nel gennaio 2005, di cui gli atti saranno promulgati il prossimo 17 ottobre.
Oggi noi tutti, con il nostro comportamento ipercritico, con il nostro chiacchiericcio, con il nostro non riconoscere l’autorità del Vescovo, demoliamo giorno dopo giorno ciò che i nostri Padri con sacrificio hanno costruito. Non è corretto affermare che la Chiesa di Roma vuole latinizzare la Chiesa Italo-Albanese-Bizantina, siamo noi che non siamo capaci di esprimere una linea. Non siamo capaci di farci apprezzare per le risorse uniche e per le singolari peculiarità che contraddistinguono la nostra Chiesa. Gli italo-albanesi sono orientati ad un atteggiamento egoistico, disfattista e quasi autolesionista.
Fortunatamente a distanza di cinquant’anni, un cambio di mentalità ed una fra le più sentite attestazioni di solidarietà e di stima al Vescovo arrivano proprio da quella comunità di rito latino di Palazzo Adriano che nel 1960 aveva protestato violentemente, nel cui testo della lettera inviata al Vescovo si legge: “… la comunità parrocchiale fedele al S. Padre, alla Chiesa di Roma ed ai suoi rappresentanti, Mons. Tamburrino e Mons. Ferrara, a cui esprime piena solidarietà per gli irriverenti attacchi che stanno subendo in questo periodo, accetta le loro decisioni e si prepara ad accogliere il nuovo pastore per iniziare insieme un nuovo cammino di crescita spirituale”.
Se vogliamo salvare la nostra si piccola ma originale Eparchia, questa è la strada giusta da seguire: la collaborazione e il sostegno ecumenico alla Chiesa.

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