StatCounter

venerdì 3 settembre 2010

Gli interrogativi che si pone la gente

Perchè padre Mario, pur essendo stato trasferito, continua ad essere parroco della Chiesa della Favara si chiedono in tanti ? mentre papas Nicola è già parroco a Palazzo Adriano ?
Il diritto, le regole, in un paese civile esistono per tutelare il singolo (o una comunità) dai possibili abusi dei più forti, dei potenti. Padre Mario -come chiunque- si sta avalendo delle previsioni giuridiche tese a tutelare quelli che egli ritiene siano suoi diritti. In questo non c'è nulla di cui meravigliarsi: chi ritiene che vengano lesi i suoi diritti deve potersi difendere nelle sedi opportune. Questo è un cardine della nostra civiltà. Se crolla questo pilastro torniamo nelle barbarie.
Diverso è il discorso, o se si vuole l'interrogativo, se lo si pone nel contesto della missione sacerdotale e nei paradigmi di intesa e collaborazione che un presbitero deve avere col suo Vescovo. Il prete in genere (è il caso di papas Nicola) ubbidisce anche se, possibilmente, in cuor suo ritiene di essere vittima di ingiustizia. Ma, come è ovvio, qui entriamo nelle considerazioni e nelle personalità di ciascun essere umano, che variano da persona a persona.
Vediamo i passaggi che riguardano la situazione di Padre Mario
Nella Chiesa cattolica latina il ministero dei parroci è regolato dal codice di diritto canonico ai cann. 519-534.
Il can. 519 situa il ministero del parroco nel contesto della vita della Chiesa: « Il parroco è il pastore proprio della parrocchia affidatagli, esercitando la cura pastorale di quella comunità sotto l'autorità del Vescovo diocesano, con il quale è chiamato a partecipare al ministero di Cristo, per compiere al servizio della comunità le funzioni di insegnare, santificare e governare, anche con la collaborazione di altri presbiteri o diaconi e con l'apporto dei fedeli laici, a norma del diritto».
Per il diritto canonico, il parroco può essere nominato dal vescovo per un tempo definito, in Italia, per nove anni. Prima della scadenza dei nove anni, il vescovo non ha, però, il potere di revocarlo, se non per gravi motivi. Padre Mario è a Contessa Entellina da quasi dieci anni, ma a quel che si dice ha assunto le funzioni di parroco da sette anni.
Quando lo richiedano le circostanze, il Vescovo può comunque invitare il parroco a dimettersi, se sussistono motivi proporzionati o la destinazione ad altro incarico.
Nessuno di noi conosce esattamente la posizione giuridica in cui si trova padre Mario rispetto alla problematica "trasferimento". Il decreto del 27 luglio è pubblico, la notizia che padre Giorgio Ilardi il dodici settembre lascerà la parrocchia latina di Palazzo Adriano per rendersi disponibile all'immissione nella parrocchia di Contessa Entellina è pubblica, sono semi pubbliche perchè provengono dalla sua cerchia le voci secondo cui domani (4 settembre) a padre Mario scade una sollecitazione dei prelati ad adeguarsi al decreto di trasferimento (come prassi prescrive).
Il resto non ci è noto, se non che esiste un ricorso corposo, e comunque tutto ciò riguarda la tutela di diritti dell'interessato. Anche il diritto canonico abbiamo rilevato qualche settimana fà è garantista.

Nessun commento:

Posta un commento