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venerdì 10 settembre 2010

Don Milani ..... di Nicola Graffagnini

Lettera ad una professoressa.

Ancora oggi il libro è conosciuto come condanna a più mani della scuola selettiva di un tempo, della scuola di classe se vogliamo, della elite del tempo che non si era aperta ancora a tutti. Soltanto col primo governo Fanfani-Nenni del 1960 si pongono le basi per la Scuola Media unica e presente in tutti gli ottomila comuni italiani, superando il bivio selettivo a 10 anni, tra Scuola Media e Scuola di Avviamento professionale.
A Contessa Entellina ancora non c’era la scuola media e nel 1956, dovetti preparami a lezioni private per tutta l’estate e poi sostenere gli esami di ammissione a Piana degli Albanesi e frequentare in Seminario tutti e tre gli anni della Scuola Media. Poi nel 1962 a Contessa comincia a funzionare la Scuola media unica e Papas Janni Di Maggio da uomo di grande cultura e di oratorio ne diventa l’anima e il motore propulsivo.
Secondo i critici del tempo il testo scritto insieme con gli alunni, col metodo della selezione dei testi per giungere al testo collettivo, nasce pian pianino per presentare varie ricerche, come libro rivolto per lo più ai genitori per farli ragionare intorno alla necessità di mandare i figli a scuola per le opportunità che poteva offrire per il loro futuro e nel contempo, con la guida del priore, mette il dito nella piaga dei programmi di studio avulsi dalla realtà del tempo e dalla loro pratica utilità; appassionante è il brano che parla dei programmi di matematica dei tre anni che di solito diventa l’argomento principe per le bocciature in prima media, le conclusioni del libro sono arcinote per l’impatto che ebbero con la scuola del tempo molto selettiva:
"La scuola dell’obbligo non può bocciare…"
Infatti tutto l’impianto della scuola di Barbiana era costruito in funzione dell’aiuto dell’ultimo, della necessità di integrare chi non ce l’aveva fatta mediante ogni strategia possibile, tutti ci si metteva in competizione per cercare di dare una mano d’aiuto all’ultimo.
Per gli osservatori esterni Barbiana non sembrava una scuola come le altre anche nel mobilio, “nessuna cattedra, né banchi soliti, d’ogni libro c’era una sola copia, uno un po’ più grande insegnava, chi era senza basi, svogliato, veniva accolto come il primo della classe, finchè non aveva capito, gli altri non andavano avanti nel programma!”
“Le regole dello scrivere ?.
Aver qualcosa di importante da dire e che sia utile a tutti o a molti, sapere a chi si scrive, raccogliere tutto quello che serve, trovare una logica su cui ordinarlo, eliminare ogni parola che non serve, eliminare ogni parola che non usiamo parlando, non porsi limiti di tempo”.
( Sembra di trovarci in un corso di giornalismo …e in effetti Don Milani iniziava la giornata con la lettura dei giornali … per legare gli argomenti di studio ai fatti della realtà .)
Lettera a Mario Lodi scritta da un collettivo classe di 25 ragazzi in 9 giorni.
Dalla lettura delle 25 proposte di lettera si passa alla stesura di una lettera sintesi comprendente i migliori brani di tutte le lettere.
Questa si perfeziona ancora nella forma, nella grammatica, nel testo, poi si detta a tutti ed ognuno potrà aggiungervi le proprie osservazioni.
Si passa alla nuova rilettura individuale in classe di quei testi con aggiunta e nuova composizione della lettera di sintesi nel testo definitivo, come lavoro del gruppo classe.
( Debbo dire che anche io ho cercato, con alterne vicende nel corso degli anni, di mettere in pratica le regole dello scrivere e le modalità collettive per la stesura della lettera o dell’articolo di giornale, se non insegni come si scrive un tema, un riassunto, una relazione, un articolo di giornale, non puoi pretendere poi di valutarli …..e basta ).
Scrive il prete ad un interlocutore, a proposito di differenze pratiche della scuola:
- “La vostra scuola vive fine a sé stessa, il fine dei vostri ragazzi è un mistero, tutto diventa voto e null’altro.”
Come si vede, a volte Don Milani usava i paradossi per ingigantire le differenze ma la questione della valutazione, posta in quei termini rappresentò per allora un grosso pugno nello stomaco della scuola del tempo, che usciva da un ventennio fascista e quindi assolutamente verticista e autoritaria, ma nel contempo fece riflettere la parte di insegnanti più sensibili agli studi psicologici provenienti dall’ America, dall’Inghilterra, dalla Russia sui complessi processi di apprendimento legati alle varie fasi della età evolutiva del bambino.
La valutazione legata ai processi di apprendimento pertanto ha rappresentato nel corso degli anni una grande questione che metteva in crisi le modalità delle analisi di produttività del sistema scuola, tanto da sortire in questo ultimo ventennio la necessità di creare un serio Istituto Nazionale per la ricerca e la valutazione, al fine di tenere sotto controllo la qualità di insegnamento di alcune materie in modo da confrontarle con i dati dell’OCSE e monitorare il nostro sistema scuola per analizzarne i punti forti e i punti deboli.
Purtroppo quando si scende nei dettagli e si verificano i test di valutazione e le modalità di compilazione in classe e tutta una serie di parametri, a volte e molto spesso si scopre che quei test non risultano del tutto efficaci a rilevare ben bene le competenze acquisite e si perviene infine, come succede in questi giorni, a mettere sotto accusa i test di ingresso di Medicina perché molto generici e non orientati verso la professione scelta.
Don Milani in questo libro dedicato ai genitori arriva anche a ipotizzare profeticamente un bel sindacato composto da papà e mamma per controllare i professori che bocciano. E qui aggiunge una delle frasi che poi diventa un po’ il simbolo della sua scuola : “Bocciare è come sparare in un cespuglio, era una lepre o qualcos’altro ?” “Ci vorrebbe una croce o una bara sul suo banco per ricordarlo.”
“Le maestre sono come i preti o le puttane, si innamorano alla svelta delle creature.”
Nati diversi e l’art. 3 della Costituzione ? “ Voi dite di aver bocciato i cretini e gli svogliati. Allora sostenete che Dio fa nascere i cretini nelle case dei poveri.”
(Come è notorio, nella prima fase della scuola del dopoguerra si costituirono le famose classi differenziali che riunivano i bambini con particolari handicap psico-fisici, poi la prosecuzione del dibattito scaturito anche dalle provocazioni del Priore fece maturare la determinazione nella parte più avveduta delle forze politiche in Parlamento della importanza primaria della integrazione scolastica con altri bambini normodotati e pertanto si pervenne alla famosa Legge 117 del 1977 che eliminò le scuole differenziali organizzando la scuola al servizio dell’handicap, delineando la struttura dei Corsi di specializzazione biennali per gli insegnanti e il famoso tetto di 20 alunni per classe in presenza del bambino con handicap. La riforma Gelmini fa saltare il tetto dei 20 alunni e addirittura raddoppia a due i bambini handicappati per classe, trasformando una risorsa educativa in un grave problema pedagogico per gli insegnanti e lasciando per strada la metà degli Insegnanti laureati e specializzati a proprie spese, come se nulla fosse …e in questo ci sovviene il proverbio a valutare l’operato del Governo : “debole coi forti e forte coi deboli”. Fa specie proprio questa parte dei tagli della Gelmini verso la fascia più debole degli alunni, mentre il Presidente Obama in America chiama al suo fianco i maggiori esperti di problemi del ritardo scolastico per consentire con un grande Programma Federale pubblico-privato sociale, di alzare la soglia del 36% di ragazzi diplomati nelle periferie di colore, mediante migliaia di corsi di doposcuola ….ma ritornerò su questo argomento con una nota apposita per spiegare come il Governo Italiano sia fuori strada sulla scuola e non solo ….!.)
Le riforme che vogliamo.
1. Non bocciare.
2. A quelli che sembrano cretini dargli la scuola a tempo pieno.
3. Agli svogliati basta dargli uno scopo.
L’art. 34 della Costituzione promette a tutti 8 anni di scuola, ma in otto classi diverse ……!
Invece oggi ai poveri si fa ripetere l’anno e ai ricchi si danno le ripetizioni, il doposcuola invece dovrebbe essere la regola per tutti.
Finora avete avuto la scuola solo della campanella, degli esami, del programma, non avete potuto allargare la visuale, rispondere alla curiosità dei ragazzi perché ricattati dai tempi del programma e quindi non avete potuto portare i discorsi in classe fino in fondo. Così siete rimasti scontenti sia voi che i ragazzi.
Offrite il vostro doposcuola anche alle elementari e anche la domenica e nelle vacanze. Chi può dire che i ragazzi e le famiglie non vogliono una cosa che non gli è stata ancora offerta? Non dica però di aver offerto il doposcuola quel preside che ha mandato ai genitori una circolare mezza stinta. Il doposcuola va lanciato come si lancia un buon prodotto. Prima di farlo bisogna crederci.
(Continua)

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