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giovedì 19 agosto 2010

Entella, la città sconosciuta

Tavola bronzea di Entella
Entella, da cui prendeva il nome anche il fiume che in prossimità scorre, oggi è identificata dalla generalità degli storici con la spianata sulla Rocca omonima che ricade nel territorio di Contessa Entellina. Fu fondata –come Erice e Segesta- dagli Elimi e posta in posizione strategica a controllo dell’accesso alla Sicilia punica coinvolta nelle guerre tra Siracusani, Cartaginesi e poi Romani per tutto il IV secolo a.C. e poi fino alla prima guerra punica, subendo scorrerie e devastazioni dagli effetti più o meno permanenti.
Diodoro Siculo cita esplicitamente il territorio entellino in riferimento all’episodio del 345 a.C., quando i Cartaginesi di Annone “in primo luogo voltisi contro Entella, ne misero a ferro e fuoco il territorio e strinsero d’assedio gli abitanti”. La città di Entella e i suoi abitanti sono ricordati anche da Plinio il Vecchio, Cicerone, Silio Italico, attenendoci agli autori classici.
Entella, vista dalla zona alta dell'abitato di Contessa Entellina
Abitata per tutta l’epoca medievale, nel 1062 è infatti attestata come “castrum Antilium”, anche se nel Rollum Bullarum di Monreale sembra invece quasi spopolata; si legge infatti di “hedificia diruta” e “dirroita de Hantella”. Entella però ha lunga vita: nei decenni di torbidi tra la morte di Guglielmo II e la definitiva restaurazione del regno sotto Federico II e sede dei musulmani ribelli guidati dall’emiro Mohammed ibn Abbad e ancora nel 1305, nonostante la spietata distruzione e la deportazione in massa a Lucera, è attestata un “tenimentum Antele”.
Dopo sporadiche ricognizioni tra fine Ottocento e primi decenni del Novecento, un quadro documentario completo dell’antica città, in particolare della sua topografia, è fornita negli anni ’70 quando vengono alla luce una serie di decreti su tavolette di bronzo in dialetto greco dorico, di interesse documentario eccezionale, poiché forniscono notizie sulle vicende, sulle alleanze, sugli ordinamenti, sui calendari, su alcuni edifici. Ancora ai nostri giorni sono sporadicamente in corso rilievi e scavi, condotti dal Laboratorio della Scuola Normale in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Palermo.

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