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mercoledì 14 luglio 2010

Da noi chi opera male viene 'considerato', chi descrive, denuncia il male operato diventa "illik" "tintu" "cattivo"

Il nostro amico Nino Montalbano ieri ha affrontato sul blog de “IlContessioto” argomenti di notevole importanza, che in qualsiasi altra realtà sociale avrebbero stimolato il dibattito, il confronto su un bel po’ di problematiche.
1) il ruolo di guida di un ente locale,
2) come mantenere fede all’impegno elettorale sulla valorizzazione ambientale e turistica,
3) come vigilare sull’igiene pubblica all’interno del centro abitato,
4) l’obbligo di tenere distinte le funzioni amministrative di guida della comunità (che competono ai politici-politicanti) dalle funzioni gestionali, operative, che invece i politici non solo non devono, ma non possono, assolvere.
5) E potremmo continuare all’infinito, dal momento che i nostri amministratori locali mostrano di non conoscere l’a, b, c, dell’amministrazione pubblica.
Temiamo che il dibattito ed il confronto pubblico, su quanto incredibilmente il blog -giorno dopo giorno- va denunciando, non solo non ci sarà ma per quel poco che dovesse venirne fuori rischia che possa essere poco illuminante. Non scordiamoci che da noi, nella nostra terra, “tintu”, cattivo, soggetto da tenere sotto controllo, non è chi opera male (o peggio ancora fa il male) ma chi descrive, rivela, il male, il malgoverno che taluni operano. Da noi soggetto a-sociale è colui che è innamorato del contesto in cui vive e lo vorrebbe migliore, più vivibile, (da questo presupposto si capisce perchè IlContessioto è ‘tintu’: perché ha il vizio di scrivere, parlare, descrivere e contestare l'assetto di ingiustizia e illogicità che ci sta attorno, dal prete che -invasato da un Vangelo noto solo a lui- chiude i portoni della chiesa ai fedeli, al sindaco che per assegnare l'aula consiliare per commemorare un concittadino esita per un mese).
Tentiamo comunque, di volata e senza molto scandagliare, di affrontare ciascun punto sopra elencato per il gusto di non archiviare nel silenzio quanto Nino Montalbano ha voluto sollevare.
-Sergio Parrino ed i suoi assessori (da lui scelti fra persone che non devono fargli ombra, né intellettualmente né fattivamente) non hanno la minima cognizione di cosa significhi guidare una pubblica amministrazione. Non sanno cosa sia programmare, non sanno cosa sia costruire un percorso duraturo per la crescita e lo sviluppo comunitario. Essi vivono alla giornata e sanno che qualche volta andando da un politico di riferimento, a Palermo, può capitare che costui sgangi (dal bilancio della Regione, della Provincia) un “osso”. Osso che loro, gli amministratori, porteranno come trofeo a Contessa per dare il senso della loro “rilevanza”, ossia la mitica “mangiata”.
-Di valorizzazione del territorio e dell’ambiente Sergio ed i suoi hanno una interpretazione che si ferma all’illusione. Ci è capitato in un paio di occasioni di sentire il Sindaco fare sfogio (“vantarsi”) del suo essere VicePresidente del comitato provvisorio dei sindaci che seguono l’eventuale costituzione del Parco dei Monti Sicani. Chiunque si vergognerebbe di riferire in pubbliche riunioni simili “qualifiche” (Vicepresidente di un comitato provvisorio di sindaci) che valgono quanto il due di coppe quando la briscola è “bastone”.
Questi nostri amministratori locali ritengono che occuparsi di turismo significhi andare in gita, tutti, -l’intera Giunta o quasi-, a Saranda (in Albania) a spese di ‘cappidazzu’ e arrivati là non aprire bocca in vgista di ipotesi, potenzialità economiche etc., o aprire bocca per dire “che bellu !!!”.
-L’igiene pubblica a loro interessa nella misura in cui si lavano le mani per somministrare alla gente la sasizzata e la vastedda. Il resto, ciò che succede per i quartieri del paesi, non è affare loro.
Nel distribuire -attraverso le loro preziose mani- la “sasizzata” ti fanno pure un sorrisino. Cosa desideriamo noi sudditi di più, oltre la mangiata ?, ci fanno sapere che hanno pure usato il dentifricio.
-L’assenza di una cultura amministrativa che sappia distinguere il ruolo che compete alla figura del “sindaco”, a quella degli assessori, è la conseguenza della motivazione che li induce a conquistare, elettoralmente, i vertici del comune: assicurarsi per cinque anni la “pensioncina” (altrimenti detta indennità di carica).
Fare da guida della comunità, avendone consapevolezza, è compito che può assolvere chi del prossimo ha vera considerazione e dal prossimo non si attende altro che vederlo attivo, cittadino consapevole, all’interno della comunità.
Il sindaco che distribuisce “u caddozzu di sasizza” e/o la vastedda non sta facendo assolutamente nulla per la comunità. Egli sta assicurando il suo “sé” interiore, dicendogli “io faccio”.
Gli sfugge che per un sindaco “io faccio” deve consistere nel progettare e costruire per gli altri e non di certo nello svolgere il compito di “caporale” che batte i tempi della mangiata pubblica di vastedda.
Fossero questi i compiti della figura del sindaco, la prossima volta, nella prossima campagna elettorale, potremmo tentare di persuadere per la candidatura a sindaco il panellaro di Corso Olivuzza, a Palermo, “Ninu u ballerinu”.

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