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mercoledì 30 giugno 2010

In cosa consiste la figura del Delegato Pontificio ? Cosa non va a Piana degli Albanesi ?

Per rendere facile, in soldoni, il significato di questa figura, della figura del Delegato Pontificio, possiamo partire da quanto ebbe a dire Mons. Francesco Pio Tamburrino il giorno dell’8 settembre ultimo scorso, durante l’omelia nella Chiesa Maria SS. Della Favara. Allora Egli rivestiva il ruolo di ‘visitatore apostolico’. Egli spiegò che la sua presenza poteva essere vista come la figura di un poliziotto, che tuttavia non recava armi, la pistola, con sé ma la buona parola e lo spirito di comprensione. In pratica spiegò che aveva ricevuto l’incarico, la missione, di fare un quadro sullo stato di salute dell’Eparchia e di riferirne alla Santa Sede.
Mons. Tamburrino ha, conseguentemente, presentato il quadro della situazione in cui versa l’Eparchia ed ha, per questo scopo, redatta una Relazione con tutti gli elementi raccolti. Evidentemente alla Congregazione per le Chiese Orientali non devono essere rimasti soddisfatti del quadro che è venuto fuori. Ed in effetti non è difficile accorgerci, anche noi laici, che l’Eparchia non sta bene.
I pessimisti addirittura arrivano ad affermare che l’Eparchia non esiste più da un pezzo.
Quale che possa essere stata la diagnosi emersa dalla Relazione del “visitatore apostolico” una cosa è certa, al di là delle impressioni e delle sensazioni dei fedeli-osservatori (non esiste purtroppo altro ruolo nella Chiesa per il singolo laico che quello dell’osservatore), in Vaticano quella rappresentazione ha allarmato chi di dovere.
La visitazione apostolica, promossa dal Vaticano nei mesi scorsi, ha accertato qualcosa che a noi non è dato conoscere, ma che possiamo intuire almeno per le due questioni, quelle più visibili e più eclatanti, che sono  platealmente manifeste a chiunque abbia occhi per vedere.
-Da un paio di anni l’Eparchia non è in condizione di nominare un parroco nella Chiesa di rito bizantino di Mezzojuso. Stando all’evidenza, non perché manchino i sacerdoti, ma per uno stato di disordine “economico-patrimoniale” che pare esista in quella realtà.
-Da un anno l’Eparchia è ammutolita, è assente sull’incresciosa situazione venutasi a creare a Contessa Entellina, dove un sacerdote raccogliticcio -da non si sa dove- è stato nominato tamburo battente prete e quindi parroco di rito latino da Mons. Sotir Ferrara e adesso costui –con speciale spirito evangelico- chiude il portone della sua chiesa parrocchiale alle processioni e alle preghiere secolari che i fedeli bizantini in alcune circostanze dell’anno sono soliti fare nella Chiesa della Madonna della Favara. Il massimo del comportamento scorretto lo si è avuto nella prima quindicina di agosto 2009 quando la Paraklisis alla Madre di Dio è stata celebrata all’esterno della chiesa perché il “padrone di casa”, il prete “autonomo”, non ha inteso aprire il portone.
Non c’è dubbio che sia a Mezzojuso che a Contessa Entellina i protagonisti che sono riusciti a mettere in crisi, a confinare nell’inerzia più assoluta, il ‘troppo mite’ Eparca avranno pure delle ragioni. Ma una cosa è certa; a Mezzojuso non è data cogliere, fra i fedeli, l’autorevolezza dell’Eparchia e a Contessa Entellina un prete, un semplice prete, senza attendere che un giudice, un’Autorità, un Tribunale riconoscesse la fondatezza delle sue ragioni ha deciso di farsi giustizia da solo chiudendo il portone in faccia ai fedeli di rito bizantino che si proponevano di pregare, per mezz’ora al giorno e per tutta la prima quindicina di agosto.
Sta tutta qui la nostra avversione ai comportamenti di Don Mario Bellanca; nell'avere Egli fatto valere le eventuali sue ragioni da sè, prescindendo da un verdetto, una sentenza, una decisione emessa dalle competenti Autorità, proprio come in Sicilia sono soliti fare i componenti di una certa onorata associazione.

Adesso, ad un anno dalla nomina del “visitatore” è arrivata dal Vaticano la nomina di un Super-Commissario (Delegato Pontificio) che avrà tutte le competenze per affrontare in via definitiva lo stato di inerzia in cui sembra morire l’Eparchia.
Il Delegato Pontificio ha le competenze per risolvere i mali che stanno all’origine del malessere eparchiale; Egli conosce infatti da lungo tempo la natura e le condizione dei cattolici-bizantini d’Italia avendo avuto più di un incarico, nel tempo, in ciascuna delle tre realtà ecclesiali di Piana degli Albanesi, Lungro e Grottaferrata. La scelta operata dalla Santa Sede su Mons. Francesco Pio Tamburrino indica l’intenzione del Vaticano di analizzare a fondo non solo la vita spirituale e gli aspetti canonici dell’Eparchia, ma anche gli aspetti materiali (dai bilanci alle questioni economico-patrimoniali) e quelli umano-formativi di certo clero che del Vangelo ha concezioni personali.
L’obiettivo di fondo, della nomina del Delegato Pontificio, resta comunque quello di aiutare l’Eparchia ad uscire dalla sonnolenta empasse che da lungo tempo è colta da chiunque, fedeli ed agnostici.

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