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venerdì 9 aprile 2010

Come se il Concilio non ci fosse stato

Prima di ogni giudizio o critica  è importante capire che cosa è effettivamente accaduto e che cosa accadrà nella Chiesa eparchiale di Piana degli Albanesi e nella Congregazione per le Chiese orientali dopo i reiterati comportamenti, che a chi scrive sembrano poco cristiani, poco fraterni di Padre Mario Bellanca nei confronti di credenti che, ai suoi occhi, hanno una colpa: non sono suoi seguaci e hanno l'ardire di presentarsi nella SUA Chiesa non individualmente, alla sbrigativa, bensì tutti assieme (Paraclisis), in fila, in processione (Christos Anesti) e con la cattiva abitudide di farsi accompagnare da un prete con la barba.
Riconosciamo di non possedere sufficiente dottrina in materia di codici canonici; abbiamo però una discreta conoscenza del Cristianesimo, appresa -cosa grave agli occhi di Padre Mario- da sacerdoti con la barba, da Papas.
Quei Papas non mi spiegarono mai il Cristianesimo in chiave di diritti, di prerogative, di benefici. La prima volta che nella mia vita di credente ho letto documenti parrocchiali, di provenienza ecclesiale, con articoli e codici canonici è stato grazie a Padre Mario, che -cosa lontana dalla cultura dei miei Papas- mediante un legale, un avvocato, nell'estate scorsa si è fatto avanti nella comunità di Contessa Entellina per sostituire alla PAROLA, al messaggio evangelico, il diritto, la giurisprudenza, e la dottrina dei testi ecclesiastici.
Personalmente per le problematiche giuridiche ho una passione. I testi giuridici occupano il settanta per cento della mia libreria. Tutto mi aspettavo tranne che con Padre Mario condividessi l'amore per il Diritto.
Eppure io non sono mai andato in Chiesa per continuare la passione che nella vita di ogni giorno nutro per la 'giustizia umana', per la giustizia che dovrebbe venire dalla gazzetta ufficiale. Nei miei fine settimana ho sempre preferito dedicarmi alla ricerca di una alternativa all'ingiusta "giustizia umana", ho cercato una scappatoia ad essa.
A dar retta a Padre Mario, questa via non esiste, no.
 Egli, ai miei  occhi, è il prete che, da agosto scorso mi ha lasciato intendere che se cerco la Giustizia non esiste altra soluzione, altra via di scampo, che quella giuridica, quella dell'avvocato (che peraltro, mi dicono, può mettere in crisi pure l'Eparca). Dal Settembre scorso, padre Mario (queste sono semplicemente le mie impressioni) per me non è più un pastore del Vangelo. Egli, ho appreso in agosto, dialoga col Suo Vescovo, con colui che lo ha ordinato, con corrispondenza in termini giuridici che si fa scrivere dall'avvocato. No, non usa detti evangelici, gesti di cui dovrebbe essere maestro, di quelli che sciolgono l'ascoltatore; usa la giurisprudenza.
Egli nella sua chiesa vorrebbe tutti i contessioti; l'importante è che arrivino alla spicciolata, che non arrivino al seguito di preti barbuti e sposati.
Si dirà, "col Vescovo parla con la carta bollata ma con l'Eterno con la coscienza". Può darsi. Noi preghiamo per lui, perchè il dialogo sia proficuo.
Ma, ci chiediamo, Dio non sta nel nostro vicino, non sta nel nostro interlocutore ?
Esiste anche un Dio che sta in luoghi dove si prescinde dal vicino, dall'uomo ? Se esiste, ebbene devo riconoscere che i miei insegnanti Papas mi hanno formato male. Essi mi dicevano: "ama il prossimo tuo come te stesso, perchè quel Dio si è fatto ammazzare per i tuoi vicini, oltre che per te".
 Da Padre Mario apprendo un nuovo detto non evangelico: ("in forza di questo articolo, di questo codice, di questo cavillo, se vuoi pregare in questa Chiesa devi farlo al seguito della mia preghiera e non al seguito della preghiera di Padre Nicolino. Quì dentro "comando io").
Da quando padre Mario mi ha fatto intendere che anche all'interno della Chiesa il Vangelo vale fino ad un certo punto, e che da quel punto in poi (per non essere minchioni) vale il codice e la gazzetta, mi chiedo:
Egli ha riaperto il Concilio Vaticano II ?
 Questo aveva chiamato Chiese sorelle quelle Ortodosse e su questa base l'Arcivescovo di Palermo ha affidato alcune chiese -già cattoliche- agli ortodossi immigrati. Padre Mario disconosce al contrario la chiesa cattolica bizantina e lascia intendere ai seguaci "è meglio che restiate fuori". La chiesa bizantina contessiota  non dovrebbe più avere possibilità di elevare i canti della tradizione religiosa che per secoli ha rivolto al divino in quella chiesa, nella (ormai) SUA Chiesa.

Però viene sussurrato:
"Esiste però, ecco, (come fanno gli azzeccacarbugli), però, però, una possibilità. Discutiamone, mettiamoci d'accordo. Si, si può vedere. Dobbiamo puntare alla 'par condicio'."
A questo punto uno pensa che si tratti della 'par condicio' che regolamenta gli interventi dei politici in televisione. No, Padre Mario, con par condicio intende una rimescolata di preghiere, canti, minuti, che riporti un pò di "romanità" negli arcaici riti dei greci.
Si, questo è lo sbocco a cui, mi è stato spiegato,  punta Padre Mario.
No, grazie !
A me piace seguire il rito romano -cosa che faccio abbastanza spesso- nella sua integrità e piace pure quello bizantino senza annacquamenti. Non avverto la necessità di avere i miscugli. I cocktail li faccio in casa mia.
Altra cosa sono i sempre auspicabili momenti di preghiera comune che, ovviamente, non vanno individuati nei riti tradizionali locali ma lungo l'arco dell'anno.

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