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lunedì 22 marzo 2010

I casali medievali non erano paesi, nè giuridicamente erano Comuni (Università) dotati di autonomia.

DAGLI ATTI delle QUARTE GIORNATE INTERNAZIONALI DI STUDI SULL’AREA ELIMA (Erice, 1-4 dicembre 2000) RIPRENDIAMO LO SCRITTO CHE SEGUE DI "MARIA ADELAIDE VAGGIOLI". Ci sembra interessante perchè riduce la portata dei tanti discorsi e scritti sulla preesistenza di Contessa all'arrivo degli arbrëshë. Nei nostri scritti su questo blog abbiamo in ogni caso appurato che il Comune (l'Università) di Contessa nasce con i capitoli sottoscritti nel 1520.
Il termine latino casale (s. v., in DU CANGE, o. c., 198-199), corrispondente all’arabo rah≥l o manzil (su cui cf. PEcasale (in DU CAN199 ), corrispondente all’arabo rah≥l o manzil (su cui cf. PELLEGRINI, Terminologia...cit., 178-179 e 187-188; JOHNS, Entella... cit., 79, 81; in generale, per il lessico dell’insediamento rurale di età normanna, cf. MAURICI, Castelli... cit., 119 sgg.), compare nell’XI sec., ma è intorno al 1120 che si impone nella terminologia ufficiale latina, ancora in alternanza con vicum, per poi diventare di uso esclusivo verso il 1150, e almeno fino alla fine del XIII sec. designa in Sicilia un villaggio rurale aperto, privo di difese, appartenente al territorio di un castrum (cioè di un abitato fortificato e munito di castello: quello che verrà definito terra nella terminologia ufficiale del regno normanno-svevo). Il casale è caratterizzato, con rare eccezioni, da un rapporto di dipendenza giuridica, amministrativa e militare, e i suoi abitanti, che generalmente appartengono alle etnie sottomesse (greca e musulmana), sono di norma donati insieme al casal stesso e alle relative terre. Riguardo alle dimensioni, il termine casale può indicare realtà molto diverse, estendendosi dal villaggio di una certa grandezza e articolazione, talora anche con edifici di culto (chiesa o moschea) e con strutture produttive (per esempio fornaci di ceramica e vetro) alla semplice azienda agricola a carattere familiare. Con un processo che intorno al 1350 può dirsi ormai concluso, e i cui caratteri costituiscono uno dei grandi problemi aperti dell’archeologia medievale siciliana (nell’ambito della vastissima letteratura sull’argomento, si cita qui soltanto la sintesi di F. MAURICI, L’insediamento medievale in Sicilia: problemi e prospettive di ricerca, Arch Med, XXII, 1995, 487-500, 497 sgg., con bibl. cit), il popolamento rurale per casali tende a rarefarsi, e nel corso del XIV sec. può dirsi completamente scomparso: la popolazione vive ormai tutta raggruppata nelle terrae fortificate, e anche se il termine casale compare ancora in documenti del XIV sec., non corrisponde più ad un abitato, ma ad un tenimentum terrarum o feudo, cioè ad un territorio spopolato. Sul casale nella Sicilia arabo-normanna e sulle dinamiche insediative tra tardoantico e medioevo cf. soprattutto M. AYMARD - H. BRESC, Problemi di storia dell’insediamento nella Sicilia medievale e moderna, Quaderni Storici, XXIV, 1973, 945-976; H. BRESC, La casa rurale ... cit. e, da ultimi, A. MOLINARI, Il popolamento rurale in Sicilia tra V e XIII secolo: alcuni spunti di riflessione, in «La Storia dell’Alto Medioevo italiano (VI-X secolo) alla luce dell’archeologia, Atti del Convegno Internazionale, Siena 1992», Firenze 1994, a cura di R. Francovich e G. Noyé, 361-377, e MAURICI, Castelli... cit., 119 sgg.; ID., L’insediamento... cit., tutti con ampia bibliografia.

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