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lunedì 1 marzo 2010

Gli arbrëshë si imbattono nel feudalesimo siciliano

Abbiamo ipotizzato, in uno scritto precedente, che subito dopo la sottoscrizione dei "Capitoli" ad opera di Alfonso Cardona, nel 1520, i quattro contraenti di parte arbrëshë, Palumbo Ermi, Luca Carnesi, Paolo Zamandà e Giorgio Carnesi, siano stati investiti della gestione dell'amministrazione comunale, ovvero siano stati nominati  tutti "giurati". A sceglierli ed insediarli era compito del barone, o come capiterà regolarmente nella storia di Contessa, in cui la presenza del barone sarà sporadica, il suo 'governatore'.
Ciascuno dei quattro giurati disponeva di funzioni minuziosamente precisate, su cui torneremo.
Ma quali risorse amministravano i giurati ?
Le entrate delle Università siciliane provenivano quasi interamente dal gettito della gabella del macino, che nel caso di Contessa avveniva nel mulino del barone, a Bagnitelle. L'altra voce di entrata del bilancio dell'Università era la gabella sui prodotti e merci che si importavano ed esportavano dal territorio (gabella dell'esito) che era di modestissima entità per la semplice ragione che non venivano considerati nè i beni della baronia nè quelli del monastero di Santa Maria (che assommavano al 99% del volume di traffico) e comunque la comunità, da poco costituitasi, degli arbrëshë non intratteneva rapporti commerciali col mondo esterno coltivando, come del resto accadeva in tutti i paesi di Sicilia, l'autarchia, l'autosufficienza. Cibo, vestiario e ogni oggetto veniva prodotto in loco.
A fronte di queste due voci di entrata, nel bilancio comunale, stavano: le tande regie, cioè le quote di donativi allo Stato che gravavano sull'Università. Si tratta della principale voce di spesa che, mediamente, gravava sui comuni per il 60% delle loro entrate. Circa il 25% andava alle spese di culto ed il resto era destinato al salario per i giurati (allora, al contrario di oggi, gli amministratori, gli assessori, lavoravano sul serio per la comunità, non erano percettori di indennità di carica col fine di osservare negli occhi il sindaco e all'occasione, al bar, dire: non faccio nulla perchè il sindaco non mi fa fare nulla), per i servienti, il medico fisico, l'aromatario per le medicine dei poveri, il detentore dei libri (ragioniere), il procuratore dell'università a Palermo (una specie di ambasciatore presso il barone), per i corrieri e la festività del paese. Per opere pubbliche, consistenti in manutenzioni di strade e trazzere andava, mediamente, il 5% delle entrate; molto più comunque  delle odierne manutenzioni: metri, diciamo, metri 200 di strada Bufalo, con cui è stata riempita una pagina della Relazione 18mensile del sindaco nel 2009).
(continua)

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