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lunedì 24 agosto 2009

2009 fortunato per la pubblicistica su Contessa. Si apre un filone di approfondimenti culturali ? (Parte Terza)

Occasione della ricerca su “La donna nella cultura minoritaria – tra tradizione e innovazione – Contessa Entellina” condotta dall’Istituto Scolastico Statale “F. Di Martino” col coordinamento di Anna Fucarino è stata la partecipazione della scuola alla XVI rassegna culturale folcloristica per la valorizzazione delle minoranze etniche, che come è noto quest’anno si è svolta a Contessa. All’interno della manifestazione è infatti compresa una ricerca-concorso finalizzata alla riscoperta dell’identità delle culture minoritarie. Nella presentazione della ricerca, nell'opuscolo diffuso, il Dirigente scolastico, prof. Nicola Monte, scrive “E’ … di fondamentale importanza e indispensabile che gli alunni conoscano la propria storia e che approfondiscano le conoscenze delle proprie origini e delle proprie tradizioni. Essi devono essere orgogliosi e fieri di possedere delle peculiarità non indifferenti. …. Chi non ha memoria storica, non ha futuro, non sa da dove viene e dove deve andare…”. Indicazioni queste del Dirigente scolastico che Anna Fucarino, coordinatrice, fa proprie e concretizza nell’elaborato di 50 pagine sviluppato assieme ai suoi allievi ‘sul campo’, ossia intervistando persone, raccogliendo testimonianze e vecchie foto. Il testo con le meravigliose fotografie, viene presentato in due versioni, in italiano ed in arbresh. La prima parte dell’opuscolo parte dallo storico ripopolamento che gli arbresh fanno, nella seconda metà del XV secolo, del casale abbandonato Vinea Comitissa e dalla descrizione del contesto territoriale su cui la nuova comunità, con costumi e riti bizantini, si insedia. Dopo aver individuato nel sisma del 1968 la svolta sociale fondamentale che inciderà irreversibilmente sul modo di vivere contessioto, Fucarino passa a descrivere le funzioni che prima di allora la donna assolveva nella famiglia e nella comunità: lavorare sia in casa che in campagna in compiti di supporto alla famiglia; preparare la pasta e il pane, entrambi fatti manualmente con la farina ottenuta dal grano portato al mulino; approvvigionare la casa con acqua attinta nelle fontane distribuite per il paese; lavorare, colorare, tessere la lana per filarla e farne indumenti. Queste funzioni vengono narrate, lo ripeto, direttamente dalle persone anziane che gli allievi di Anna Fucarino hanno intervistato direttamente nelle loro case. Il volumetto ci offre anche di leggere in cosa consisteva l’alimentazione tipica di una famiglia contadina: “.. i pasti erano molto poveri e costituiti essenzialmente da legumi e cereali, mentre la carne, era un alimento privilegiato che si mangiava solo per le festività. Per colazione vi era il pane cotto con latte ed acqua. A pranzo generalmente pane e formaggio, la sera a cena c’era la pasta con verdure, lenticchie o fave e legumi”. La donna in casa, in genere, tagliava e cuciva vestiti, tesseva tappeti, u cutruni, coperte con lana di pecora, la frazzata o polaca, confezionava maglioni, calze, berretti. Vengono riportati quindi tutti i passaggi lavorativi necessari dalla mietitura “me drapi” , al lavoro degli spigolatori e poi a quello sull’aia, fino alla macinazione del grano, nei quali l’apporto della donna risultava, ancora una volta, fondamentale.
Dopo aver riferito sul ruolo che prima del terremoto aveva la “Gjitonia-vicinato”, la ricerca di Fucarino e dei suoi allievi rileva la persistenza ancora oggi di alcune antiche attività, grazie alla passione, per esempio, di due sorelle, Giuseppina e Maria e così pure Nicetta, che ancora conoscono il ricamo, il cucito ed il tombolo appreso nella loro fanciullezza frequentando la casa delle suore Basiliane di Contessa, quindi descrive l’ulteriore passione di due insegnanti oggi in pensione in cui è facile individuare Giuseppina Cuccia e Tommasa Guarino che hanno dedicato tanta parte del loro impegno giovanile a sensibilizzare le famiglie, nella scuola, spesso fra l’incomprensione del più vasto contesto docente allora non sufficientemente aperto alla tematica della conservazione etnica, e all’esterno di essa, con una rudimentale e pionieristica radio. Anche Anna Fucarino descrive nella sua ricerca le fasi che dal fidanzamento conducono al matrimonio, passando per la dote, come già contestualmente andava sviluppando l’analogo suo lavoro Rosa Cuccia Genovese, senza che l’una conoscesse l’attività dell’altra. Rosa Cuccia Genovese descrive matrimonio e fidanzamento sulla base di documenti settecenteschi, Anna Fucarino sulla base della testimonianza di persone anziane, appunto con l'inchiesta “sul campo”. Le loro descrizioni, nei passaggi fondamentali, non divergono di molto, segno che fino al terremoto del 1968 la vita contessiota non aveva subito significative evoluzioni rispetto al settecento.
Anna Fucarino si è accinta alla ricerca con dedizione e impegno non comune. Si evince, fra le righe, che per lei condurre la ricerca non si è trattato di un impegno lavorativo ma di un impegno culturale tutto suo, che discende dal suo animo, sempre guidato dall'interrogativo che essa pone in ogni occasione pubblica: perché a Contessa tanta gente non si rende conto della straordinaria importanza di possedere un patrimonio culturale unico nel contesto territoriale limitrofo ?
Anna Fucarino oltre che insegnante è anche consigliere comunale ed è in quest’altra veste che essa prolunga il suo impegno di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale dei contessioti, che, a suo parere potrebbe costituire fattore di crescita e sviluppo socio-economico. I due ruoli messi insieme le forniscono l’orizzonte ideale per individuare i punti critici della realtà che lei vorrebbe migliore. Le auguriamo di non demordere mai dalla sua generosa e allo stresso tempo concreta valutazione.
Il Contessioto

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