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mercoledì 19 agosto 2009

Agosto contessioto sulla stampa isolana

Tutti i giornali pubblicati in Sicilia parlano in questi giorni dell’agosto 2009 sulla spiaggia di Mondello, del turismo estivo a Taormina e di altre attrazioni della nostra terra. Per la prima volta la stampa siciliana si è occupata, quest'anno, dell’agosto contessioto, senza peraltro che i due assessori comunali, Bellini per il turismo e Musacchia per la cultura, abbiano speso un soldo.
L’interesse della stampa, e del tg3-Regione, verte su aspetti culturali della nostra realtà, sulla cui interpretazione da parte di taluni avremmo più di un motivo per vergognarci. Si tratta del divieto, poco cristiano, di far entrare gente di questo paese, disposta a pregare, nella Chiesa della Madonna della Favara.
Qui sotto riportiamo gli articoli pubblicati finora dal Giornale di Sicilia e da La Sicilia, in seguito tenteremo una nostra analisi della vicenda.
Il Contessioto
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GIORNALE DI SICILIA 4 agosto 2009

Religione. Porte chiuse alla Madonna della Favara per gli antichi e tradizionali cori bizantini
CONTESSA, UN NUOVO CONTRASTO FRA LE CHIESE DI RITO GRECO E LATINO Contessa Entellina.
Quanto accade in paese in questi giorni ha sapore medievale, secondo alcuni di intolleranza, secondo altri da comica alla Don Camillo e Peppone. Come è sempre avvenuto da quattro secoli, nel pomeriggio del primo agosto e poi nei giorni successivi il parroco di rito bizantino Papas Nicola Cuccia con i fedeli della sua parrocchia si è presentato nella chiesa della Madonna della Favara ( e lo farà fino al 15), ove è conservata l’immagine della patrona, per innalzare inni antichi, denominati la <<>>, composti nella Costantinopoli di Giustiniano millecinquecento anni fa. Ma quest’anno ha trovato il portone chiuso perchè, spiega don Mario Bellanca, parroco di rito romano della Chiesa, ognuno deve pregare nella propria chiesa. La secolare consuetudine che i greci invocano, sostiene, è ormai superata dal codice di diritto canonico del 1983. Papas Nicola tira fuori atti notarili concordati nel 700 fra i parroci della comunità bizantina e latina di Contessa, rivendica l’avvenuto consolidamento della consuetudine, mostrato un decreto del vescovo di Piana del 22 agosto 2008 che conferma la tradizione. Ma don Mario è irremovibile: solo a lui, dice, e ai latini, compete la modalità d’uso della chiesa della Madonna della Favara. E lo conferma in una lettera inviata al vescovo dello scorso luglio, dove ipotizza, come punto di mediazione, il coinvolgimento a pieno titolo della sua parrocchia nei festeggiamenti principali del paese, in settembre, che invece sono coordinati dai greci.
Inutile finora il tentativo di composizione del sindaco e del maresciallo dei carabinieri. Pare anche improbabile, almeno nell’immediato, una iniziativa d’autorità dell’eparca di Piana, vescovo sia dei latini che dei greci, poichè la Santa Sede in questi giorni ha inviato un Visitatore Apostolico, Mons. Tamburrino, Arcivescovo di Foggia, perchè riferisca al Papa sullo stato dell’Eparchia dopo 46 anni dalla sua istituzione.
Gli inni bizantini così, sono cantati dai cori diretti da Papas Nicola all’esterno della Chiesa della Madonna della Favara, davanti al portone chiuso.
Domenico Clesi

LA SICILIA4 agosto 2009

Contessa Entellina. “Frizioni” da qualche giorno tra la comunità di rito ortodosso e quella ‘latina’
E L’ECUMENISMO ? UN INUTILE OPTIONAL Contessa Entellina.
Uno scontro tra i fedeli di rito bizantino e quelli di rito latino –gli uni e gli altri cattolici, apostolici e romani- sta mettendo in subbuglio gli abitanti del piccolo centro. Il paese albano fono vede da circa 500 anni una pacifica anche se non facile convivenza tra le due comunità cattoliche. Da una parte, quella di rito greco-bizantino, i cui antenati provenienti dall’Albania in fuga dopo aver combattuto per 40 anni gli ottomani invasori al punto da meritarsi dal Papa il titolo di “defensores fidei” e che ebbero assegnato il sito dalle autorità ecclesiali siciliane; dall’altra, quella di rito latino formata da siciliani arrivati successivamente a Contessa provenienti da altri paesi dell’isola.
La comunità di origine arbresh è formata per la maggioranza da fedeli “greci” che appartengono all’Eparchia di Piana degli Albanesi, dove vive e governa il vescovo Sotir Ferrara. Per tradizione, da circa mezzo millennio, accompagnati dal “papas” i “greci” di Contessa Entellina nella prima quindicina di agosto si recano nella chiesa dei “latini”, S. Maria della Favara, per celebrare l’antica liturgia di rito bizantino in onore della Vergine Maria. Tutto è filato liscio fino all’altro ieri. Guidati da “papas” Nicola Cuccia, i “greci” hanno, infatti, trovato il portone sbarrato e da giorni sono costretti a cantare e pregare all’esterno della chiesa.
La decisione di interrompere questo rito secolare è di padre Mario Bellanca, nuovo parroco dei “latini” che rivendica l’uso esclusivo della chiesa secondo le previsioni canoniche. I “greci” per sostenere le proprie ragioni hanno anche tirato fuori dai cassetti le transazioni notarili del 1700 e rivendicato la secolare consuetudine, ma neanche l’intervento del sindaco e del maresciallo dei carabinieri è riuscito a far cambiare idea –alla faccia dell’ecumenismo- a padre Bellanca, il quale sostiene di avvalersi del codice di diritto canonico del 1983.
“Non capisco –sostiene un nostro lettore di Contessa Entellina, Domenico Clesi- come mai dopo l’apertura del Papa alle chiese ortodosse, un parroco possa prendere una decisione che interrompe una tradizione religiosa plurisecolare”. Di qui l’appello all’Eparca Sotir Ferrara, che finora non ha adottato alcuna iniziativa per risolvere la questione e riportare la pace tra le due comunità.
Onorio Abruzzo

GIORNALE DI SICILIA9 agosto 2009

Contessa Entellina. Risolverà i contrasti tra rito greco e rito latino
LA CHIESA INTERDETTA AI FEDELI
LO SCONTRO FINISCE IN VATICANO
Il parroco ha chiuso l’edificio così è saltata la liturgia bizantina

Contessa Entellina. Non mostra segni di conclusione a breve la controversia fra fedeli di rito romano e fedeli di rito greco-bizantino a Contessa Entellina. Don Mario Bellanca, il parroco della parrocchia latina intitolata alla Madonna della Favara, è andato in ferie lasciando sbarrato il portone della chiesa. Così, nel pomeriggio di ogni giorno, come è sempre accaduto da secoli nel paese di origine arbereshe, quando i “bizantini” si presentano per celebrare la liturgia della prima quindicina di agosto denominata la “Paraclisis” in quella chiesa, sono costretti a pregare e cantare all’esterno, davanti al sagrato. La vicenda ha così generato una diatriba tra le due parrocchie.
Da qui la decisione di non far celebrare la “Paraclisis” fino a quando non verranno accolte le sue proposte. La vicenda, per i suoi marcati aspetti di incomunicabilità fra le due parrocchie, ha ormai raggiunto i più alti vertici della Chiesa. Il ventuno di questo mese la Congregazione per le Chiese Orientali, organismo vaticano a cui fa riferimento l’eparchia di Piana degli Albanesi, assumerà le determinazioni in proposito alla luce della disciplina del Codice di diritto canonico secondo cui quando le consuetudini di pratica religiosa sono secolari ed immemorabili diventano immutabili.
Domani mattina si riunirà pure il consiglio comunale della cittadina arbereshe per discutere un documento concordato trasversalmente fra i gruppi politici con cui si rivolge un invito alle autorità ecclesiastiche perché riportino a normalità la situazione in paese. Il problema in effetti all’inizio coinvolgeva la stretta dei praticanti di entrambe le parrocchie ma negli ultimi giorni ha coinvolto l’intero paese, essendosi aperto un confronto sull’identità storica del paese. Lo mostra il fatto che la liturgia della “Paraclisis” è seguita quest’anno da parecchia più gente che gli altri anni. (DC)
Domenico Clesi



LA SICILIA10 agosto 2009

Contessa Entellina. Dopo la decisione di Padre Bellanca di impedire i riti arbresh nella Chiesa Madre
L’INTERVENTO DELL’INVIATO PONTIFICIO
Contessa Entellina. Continua lo scontro tra i fedeli di rito bizantino e quelli di rito latino. I primi, costretti a celebrare l’antica liturgia in onore della Vergine Maria per strada, e i secondi, formati da un unico oppositore, che si ostina a chiudere il portone della chiesa, per evitare la celebrazione di tali riti.
Infatti, all’origine della controversia, sta la volontà di don Mario Bellanca, parroco dei latini, che dopo secoli di convivenza tra le due comunità cattoliche e apostoliche, ma con riti e tradizioni diverse, ha deciso di non far celebrare la “Paraclisis”, l’antica liturgia arbresh, che si svolge la prima quindicina di agosto, nella chiesa dei fedeli latini di S. Maria della Favara.
L’iniziativa del parroco ha creato non pochi disagi nel piccolo centro del palermitano, dove da secoli, la maggioranza dei suoi abitanti, che parlano l’albanese, è formata da fedeli “greci”.
Da giorni, i fedeli arbresh chiedono l’intervento del vescovo di Piana degli Albanesi, ma da parte di monsignor Sotir Ferrara ancora non è arrivata nessuna risposta e gli abitanti si sentono abbandonati.
Tali scontri e disagi hanno fatto intervenire il Vaticano, che ha spostato la questione alla Congregazione delle Chiese Orientali, organismo della santa Sede per i problemi delle chiese di rito non romano. Ad essere nominato, Mons. Tamburino, arcivescovo di Foggia, che già da tempo, come visitatore apostolico, ha osservato l’attività della diocesi bizantina di Piana degli Albanesi, e adesso dovrà risolvere la controversia alla luce del diritto canonico, che per le consuetudini di pratiche religiose plurisecolari, prevede l’immutabilità. Ad intervenire, anche l’intero consiglio comunale, che ha approvato all’unanimità, un documento che invita le due parrocchie a riappacificarsi.
“Non capisco –afferma il consigliere comunale Vincenza Reina- come mai don Mario abbia preso una tale decisione. Nello statuto del comune è ben evidenziato l’appartenenza alla cultura arbresh e poi non si possono mettere in discussione tradizioni che si svolgono da più di 500 anni”. Il parroco intanto continua a vietare l’accesso ai greci nella chiesa, e tutti sperano che l’inviato apostolico possa, al più presto, risolvere la questione.
Onorio Abruzzo

LA SICILIA13 agosto 2009

Contessa Entellina. Don Mario si “giustifica”
“LATINI” e “GRECI”
CONTINUA LA CONTESA

Secondo il prete le Paraclisis” sono “contra legem” e il portone della Chiesa Madre resta sbarrato. Ma pare aprirsi uno spiraglio in vista dei festeggiamenti per la Patrona s. Maria della Favara.
Onorio Abruzzo

“Recitare le Paraclisis all’interno della chiesa madre è “contra legem”. Lo sostiene, in un comunicato ufficiale, don Mario Bellanca, il parroco “latino” di Contessa Entellina, al centro di un piccolo caso, dopo che, nei giorni scorsi, aveva vietato l’utilizzo dell’interno della chiesa ai fedeli di rito greco. Quindi, quando mancano appena due giorni al quindici agosto, i cristiani di rito greco, che da 500 anni celebrano, nella prima quindicina del mese, il rito della “Paraclisis” all’interno della Chiesa di S. Maria della Favara, hanno perso le speranze di poter varcare quel portone, che continua a rimanere chiuso, e saranno costretti a celebrare il loro rito bizantino, ormai giunto quasi alla fine, per strada.
Uno scontro, quello tra la parrocchia di rito arbresh, e quella di rito latino, che, nel piccolo centro del palermitano, sta creando numerose divisioni, tra chi è d’accordo con il parroco dei “latini” nel vietare l’accesso nella chiesa ai “greci”, e chi si vede vietata una tradizione plurisecolare che ha sempre fatto parte della cultura e dell’etnia del luogo. Nel comunicato –inviato da don Mario Bellanca, attraverso il suo avvocato al sindaco e al presidente del consiglio comunale, che ripetutamente hanno chiesto la riappacificazione delle due parrocchie- si specifica “come la parrocchia latina da lungo tempo abbia rappresentato, sia al parroco bizantino del paese, che al vescovo di Piana degli Albanesi, anch’esso di appartenenza arbresh, l’avvenuta decadenza della transazione settecentesca, che garantiva ai greci la possibilità di cantare all’interno della chiesa latina gli inni alla Theothokos (la Madre di Dio)”.
Don Bellanca chiarisce, quindi, “che la consuetudine risulta annullata già dal codice di diritto canonico del 1917 e poi da quello successivo del 1983. La legge ha una valenza superiore alla tradizione celebrata dai “greci”, che risulta essere “contra legem” perché comprime la piena autonomia di una parrocchia latina a beneficio di altri riti differenti e appartenenti ad altre tradizioni religiose”.
Il comunicato ha provocato numerose polemiche da parte dei fedeli “greci” che –aspettando una presa di posizione da parte del vescovo di Piana degli Albanesi Sotir Ferrara che ancora tarda ad arrivare, ma anche dell’inviato apostolico, mandato dal vaticano per risolvere la questione- continuano a ribadire il loro diritto di “frequentazione di un luogo di culto di una comunità e un paese che ha una storia e delle origini arbresh riconosciute e trascritte in documenti storici fin dalla sua nascita”.
Malgrado il rito dei “greci” stia per terminare, si respira aria di tensione anche per i prossimi festeggiamenti in onore della patrona S. Maria della Favara, prevista per la prima settimana di settembre. Anche qui i “greci”, fino allo scorso anno, hanno celebrato le loro funzioni all’interno della chiesa.
Secondo alcune indiscrezioni, finalmente, dovrebbe esserci un intervento del vescovo, anche se alla fine del comunicato diffuso da don Mario Bellanca si intravede la possibilità di una negoziazione in merito all’antica transazione che recita “la possibilità di testimoniare lo stesso mistero in forma convergenti e con ruoli paritari delle due parrocchie per i festeggiamenti della patrona”. Gli abitanti e fedeli sia “latini” che “greci” sperano che si trovi al più presto una soluzione con la speranza che i festeggiamenti di una festa che coinvolge l’intera comunità si possano svolgere in armonia.

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